Oumar in azione durante una partita di campionato. <span>Foto Annamaria Frascella Fotografia</span>
Oumar in azione durante una partita di campionato. Foto Annamaria Frascella Fotografia
Calcio

Ecco Oumar, il Pogba dell'Atletico

La storia a lieto fine del giovane calcettista africano

E' arrivato dall'Africa occidentale ed ha appena concluso la stagione con l'Atletico Bitonto, Oumar. Il campo è più piccolo rispetto a quello cui era abituato: si gioca in cinque e non in undici ma non importa, se c'è ugualmente un pallone da rincorrere. Specie se quella sfera è l'unico punto fermo di una vita cambiata in tutto e troppo in fretta. Continente in cui vivere, affetti, amicizie. Oumar è un ragazzo che ha lasciato il proprio paese d'origine per cercare di rinascere qui in Italia e la sua, per fortuna, è una storia a lieto fine. "E' di cuoio la stella che lo guida, è come fosse una cometa": una canzone scritta per Protti ma che sembra dedicata a lui. Che bomber vuole diventare proprio come l'Igor entrato nei cuori di Bari e Livorno. Quella stessa stella, infatti, ha guidato Oumar fin qui. Il pallone è la sua grande passione e Bitonto e l'Atletico, non a caso proprio una società di calcio a 5, sono diventati la sua nuova vita.
Probabilmente non conosce nemmeno le gesta calcistiche di Igor, Oumar. Lui tifa Juve e, ovviamente, Atletico. "Sono arrivato in Sicilia su una nave e da lì ho raggiunto Bari".

Tutto è cominciato dalla partecipazione al progetto "SPRAR Refugees in Progress": "I ragazzi vengono seguiti passo dopo passo per facilitare il loro inserimento – spiega Mariantonietta D'Aranno, psicologa della Società Cooperativa Sociale Auxilium, che gestisce e sviluppa servizi sanitari, socio-assistenziali, sociali ed educativi perseguendo l'integrazione sociale – C'è l'insegnante d'italiano, l'avvocato per l'assistenza legale, un assistente sociale per indirizzarne l'integrazione".
"Il progetto dura sei mesi – ricorda il responsabile del progetto Sante SabatinoPer l'integrazione sul nostro territorio lo sport è senz'altro un canale privilegiato, perché aiuta a stabilire un legame più immediato. E' grazie a Rossella Avellis, operatrice di accoglienza della nostra cooperativa, che le strade di Oumar e dell'Atletico Bitonto si sono incrociate".
Un incontro reso possibile anche dalla disponibilità del direttore generale dell'Atletico, Giuseppe Urbano: "La collaborazione con la cooperativa Auxilium – racconta – è iniziata nel 2012 quando, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, abbiamo conosciuto un ragazzo afgano, Najib, che ha giocato per un anno con l'Omnia, di cui sono stato cofondatore. Poi ce ne sono stati altri, fino ad arrivare ad Oumar".

L'avventura del giovane africano è iniziata con tanto entusiasmo, in attesa del tesseramento: "Oumar non ha saltato un allenamento – continua Urbano – All'inizio era un giocatore molto istintivo, poi è migliorato molto anche dal punto di vista tattico, imparando in poco tempo le regole del calcio a cinque. E' veloce, sopratutto nel breve, ed è solido fisicamente. E soprattutto ha un sorriso che fa bene alla squadra. Non faceva che chiederci quando avrebbe giocato. Si era impegnato tanto, e giustamente aveva voglia di poter scendere in campo e dimostrare ciò che aveva appreso durante le sedute di allenamento".
A febbraio, finalmente, è arrivata l'opportunità di giocare. Ed in una delle ultime gare di campionato anche la gioia del gol: "La sua prima rete con la maglia dell'Atletico - ricorda Urbano – l'ha siglata in casa contro il Deportivo Giovinazzo. Il suo compagno di squadra Dario Orlino gli ha servito il pallone su un piatto d'argento: doveva solo spingere la palla in rete e così è stato, scatenando un vero e proprio boato nel palazzetto. Tutti erano felici per lui, in testa i compagni di squadra che sono andati subito ad abbracciarlo. Era già diventato l'idolo del gruppo".
Sorride felice Oumar, ripensando a quel gol ed alla grande gioia provata: "Con i ragazzi dell'Atletico mi sono trovato bene da subito – tiene a precisare – Ci divertiamo sempre. Ho trovato tanti amici. Ho legato molto con Dario, che per me è diventato "uomo assist". E poi ancora con Enzo Chiapparino, Leonardo Rubini, Raffaele Santoruvo, Roberto Tarantino, Antonio Bollino, solo per dirne alcuni. Il mio soprannome? Pogba". Non è biondo come il centrocampista del Manchester United, Oumar, ma il suo taglio di capelli ricorda una delle pettinature sfoggiate dal calciatore francese nel periodo juventino. Prima o poi, tornerà a giocare su un campo più grande, quello in cui è sbocciato il sogno di fare il calciatore: "Il futsal mi piace, ma preferisco il calcio a 11. Ho iniziato a 6 anni, ho disputato i campionati di zona, giocando fra centrocampo e attacco. Il mio giocatore preferito? Didier Drogba (l'ex attaccante del Chelsea e della nazionale ivoriana, ndg). Mi piacciono anche Zaha del Crystal Palace e Kessie dell'Atalanta".

Calcio ma non solo. Si è ambientato alla svelta, Oumar, anche a tavola: "Amo la focaccia con il pomodoro. E poi mi piace il mercato del martedì, mi ricorda il mio paese". I colori, i rumori lo riportano con il pensiero a casa, dove il giovane calciatore dell'Atletico ha anche due fratelli più piccoli: "Magari mi raggiungeranno qui in Italia, un giorno".
Adesso Oumar è impegnato in un tirocinio formativo presso un'azienda del barese che si occupa di infissi. E l'anno prossimo, fresco di riconferma, scenderà nuovamente in campo con i suoi compagni dell'Atletico. La sua nuova famiglia, la famiglia che il pallone ha scelto per lui.
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