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Attualità
Libera Bitonto per Francesco Diviesti
Il presidio "Anna Rosa Tarantino" tiene accesi i riflettori sulla scomparsa del parrucchiere 26enne di Barletta
Bitonto - venerdì 2 maggio 2025
Libera Bitonto per Francesco Diviesti, il parrucchiere 26enne scomparso da alcuni giorni a Barletta e sul cui destino restano molti interrogativi. Di seguito la nota diffusa sui canali social.
«Davanti all'orrore, il silenzio non è più un'opzione.
Un corpo dato alle fiamme su un letto di copertoni, nascosto in un rudere, come se fosse un peso da cancellare. Una pratica brutale, che porta i segni di un linguaggio criminale antico e feroce. Un gesto che puzza di mafia.
Potrebbe essere stato tolto un figlio a una madre. Potrebbe essere stato tolto un padre a un bambino di nove anni. E questa sola possibilità, questo abisso di dolore, dovrebbe bastare a scuotere le coscienze, a interrompere ogni indifferenza.
A Bitonto, noi lo sappiamo bene: sette omicidi irrisolti gravano ancora sulla nostra comunità, dal principio degli anni Duemila. Sette verità negate, sette storie incompiute, sette famiglie che non hanno mai avuto giustizia. Neppure un luogo dove portare un fiore. Questo è l'effetto più crudele della violenza: lasciare chi resta senza risposte, senza pace, senza voce.
Non possiamo limitarci a guardare altrove. La lotta alla criminalità non può esaurirsi nei fascicoli delle procure. Deve attraversare i nostri quartieri, le scuole, le case, le conversazioni quotidiane.
Dobbiamo domandarci quali modelli coltivano i nostri giovani. A cosa aspirano. Chi decidono di imitare.
È lì, nel vuoto lasciato dagli adulti, che si infilano le seduzioni sbagliate. È lì che dobbiamo intervenire. Con presenza, con amore, con responsabilità.
Proteggere i nostri ragazzi è il primo atto di giustizia.
Per Francesco Diviesti, se sarà lui.
Per tutte le vittime dimenticate.
Per chi non si arrende e continua a credere che un'altra strada sia possibile».
Libera Bitonto
Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
«Davanti all'orrore, il silenzio non è più un'opzione.
Un corpo dato alle fiamme su un letto di copertoni, nascosto in un rudere, come se fosse un peso da cancellare. Una pratica brutale, che porta i segni di un linguaggio criminale antico e feroce. Un gesto che puzza di mafia.
Potrebbe essere stato tolto un figlio a una madre. Potrebbe essere stato tolto un padre a un bambino di nove anni. E questa sola possibilità, questo abisso di dolore, dovrebbe bastare a scuotere le coscienze, a interrompere ogni indifferenza.
A Bitonto, noi lo sappiamo bene: sette omicidi irrisolti gravano ancora sulla nostra comunità, dal principio degli anni Duemila. Sette verità negate, sette storie incompiute, sette famiglie che non hanno mai avuto giustizia. Neppure un luogo dove portare un fiore. Questo è l'effetto più crudele della violenza: lasciare chi resta senza risposte, senza pace, senza voce.
Non possiamo limitarci a guardare altrove. La lotta alla criminalità non può esaurirsi nei fascicoli delle procure. Deve attraversare i nostri quartieri, le scuole, le case, le conversazioni quotidiane.
Dobbiamo domandarci quali modelli coltivano i nostri giovani. A cosa aspirano. Chi decidono di imitare.
È lì, nel vuoto lasciato dagli adulti, che si infilano le seduzioni sbagliate. È lì che dobbiamo intervenire. Con presenza, con amore, con responsabilità.
Proteggere i nostri ragazzi è il primo atto di giustizia.
Per Francesco Diviesti, se sarà lui.
Per tutte le vittime dimenticate.
Per chi non si arrende e continua a credere che un'altra strada sia possibile».
Libera Bitonto
Associazioni, nomi e numeri contro le mafie