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Corsivi

Diritti civili: ci sono cose più importanti?

Riflessioni a margine della “Marcia per i diritti” che si è svolta ieri, 17 maggio 2023

«Ogni volta che in Italia si prova a fare un passo avanti nel campo dei diritti civili o si lotta per la difesa o l'empowerment di quelle che definiamo minoranze, qualcuno immediatamente protesta: "Ma non ci sono cose più importanti?"».

Scrive così l'avvocata e attivista Cathy La Torre nel suo libro Ci sono cose più importanti, edito da Mondadori. Ma ci sono davvero cose più importanti dei diritti? dell'uguaglianza? della società civile? La risposta appare scontata, ma per tanti, ancora, queste battaglie di civiltà sono rimandabili. E così «il fine vita, il diritto all'adozione o alla genitorialità di persone single o non sposate, i diritti delle persone LGBTQIA+, lo ius soli, la parità fra uomini e donne rimangono sempre più lontani nell'agenda delle priorità» continua l'autrice, e come darle torto?

Secondo uno speciale Eurobarometro sulla Discriminazione, utilizzato dalla Commissione europea nel 2019, il 76% dei cittadini europei credono che le persone lgbt debbano avere gli stessi diritti degli eterosessuali, con percentuali variabili tra Stato e Stato. In Italia, solamente il 68% degli italiani intervistati si dichiara favorevole in materia. Una percentuale più bassa rispetto alla media europea, ma che rappresenta un dato non più trascurabile: più della metà degli italiani è a favore. Eppure, è il restante 32% a tenere in scacco la partita dei diritti, ostacolandola, ignorandola, in un immobilismo legislativo degno dei paesi sottosviluppati. Sapevate, per esempio, che l'Italia è l'unico tra i Paesi europei occidentali a non permettere i matrimoni omosessuali?

Nel nostro Bel Paese la tendenza è quella di considerare un diritto non importante per noi, superfluo per tutti. La società si evolve molto più velocemente della Costituzione, e quest'ultima è presa a calci tutte le volte in cui un diritto viene negato e tutte le volte in cui si consuma un atto di violenza.

Il dibattito sui diritti civili è più che mai aperto. Anche a Bitonto, ieri, 17 maggio, si è tenuto il primo storico corteo a favore della comunità LGBTQIA+, che avrebbe potuto e avrebbe dovuto essere più numeroso. Si è trattato di un momento collettivo di profonda crescita, per la prima volta nella storia di Bitonto, si è parlato apertamente di comunità omosessuale, di diritti negati e di discriminazione. È stata la festa dei diritti, reclamati a gran voce dai ragazzi. Ma è stato triste constatare l'assenza dei docenti delle scuole superiori di secondo grado, che, invece, avrebbero potuto accompagnare e sostenere i propri alunni. Non dovrebbe, forse, essere questa la vera Scuola? quella che insegna come si vive? quali sono le battaglie giuste da combattere? non sono forse questi i momenti di insegnamento vero? Questo ci dà la misura di quanto ancora c'è da fare.

Il Comune di Bitonto ha persino proposto alle scuole dei momenti di riflessione guidata, condotti dal Centro antiviolenza Io sono Mia. In pochissimi hanno colto l'occasione di formare i propri alunni su una tematica tanto importante quanto attuale: meglio non distrarsi per evitare di non ultimare il programma ministeriale. E allora un plauso ai ragazzi della generazione 4.0 che ieri hanno partecipato al corteo, sventolando fieri le bandiere arcobaleno. Non abbiate paura di esprimere le vostre idee, non smettete di pretendere una società più giusta, non abbandonate la causa. Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo. Questa battaglia non è più procrastinabile.
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