Vincenzo Robles
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Vita di città

Vincenzo Robles: «A Bitonto un innaturale silenzio della politica e delle coscienze»

Tra i fondatori di Città Democratica, ora critica l’inerzia delle liste civiche e le manovre politiche in vista delle elezioni

È stato uno dei fondatori di Città Democratica, tra i primi "pezzi" persi dal Partito Democratico di Bitonto in cui confluirono giovani e meno giovani di associazioni e parrocchie bitontine con un ideale comune di partecipazione e continuo pungolo alla politica. Adesso, Vincenzo Robles, che già in passato era stato fortemente critico nei confronti della gestione del "suo" movimento e dell'amministrazione comunale, non riconosce più quegli ideali in particolare nelle liste civiche «che avevano promesso di essere al servizio della città e, oggi, si trovano a servire, forse inconsapevolmente, futuri progetti politici». La riflessione di Robles è più profonda e, toccando argomenti concreti in cui la città è in difficoltà – strade, crisi occupazionale ASV, cimitero al buio, edifici scolastici, servizio rifiuti malconcio – ha lanciato una vera a propria "chiamata" ai "cervelli" della città. Che BitontoViva ha deciso di riportare integralmente.

«Ma il silenzio è sempre una virtù? O spesso il silenzio è dettato da interessi da tutelare o dall'attesa di benefici da ricevere? E quante volte il silenzio della parola riesce a far tacere la voce della propria coscienza? Talvolta la parola diventa quasi un obbligo civile. Ricordo un incontro, tenuto quindici anni addietro, durante il quale giovani, provenienti da diverse parrocchie e associazioni, decisero di voler vivere attivamente la propria città in libertà e con coraggio, senza servili silenzi, promettendo di "voler vedere, voler ascoltare e voler parlare". Oggi alcuni di quei giovani occupano posti di responsabilità e hanno dimenticato quella loro promessa: oggi non solo "Non vedono, non ascoltano e non parlano", ma si infastidiscono se qualcuno persiste in quella ormai antica promessa.

Perchè queste riflessioni che sembrano poter rompere il silenzio che domina la nostra città? Perchè rovinare la fragile e apparente pace sociale che caratterizza ormai la vita sociale e politica e che rende inopportuno qualsiasi tentativo di analisi critica? Anche i muri della città tacciono: si leggono solo manifesti di festività religiose, manifesti di decessi e qualche raro manifesto di attività culturale. Silenzio sulla vita sociale e politica! Ma un tale silenzio scompare nelle tarde ore della sera quando la città del borgo antico si riempie di giovani e anche ...di droga! Se c'è movimento di gente, se i locali serali sono pieni, se ci sono delle iniziative che richiamano gente dai paesi vicini, perché non essere, non dico soddisfatti, ma almeno contenti? Perché allora rompere il silenzio? Perché essere sempre critici? Don Lorenzo Milani educava i giovani con il principio «I care» = mi interessa, mi sta a cuore. Un principio contrario al «Me ne frego» di antica e, purtroppo, presente memoria. Allora, se la città ci sta a cuore non possiamo non parlare!

E' vero che la pericolosa situazione politica nazionale impegna la nostra attenzione quotidiana e i nostri commenti, ma, intanto, non ci rendiamo conto, e non ci preoccupiamo della situazione amministrativa locale. Una amministrazione che sembra più preoccupata di creare nuovi bacini di voti per le prossime votazioni che di affrontare i diversi e gravi problemi che affliggono la città. La situazione dei nostri edifici scolastici è ormai ai limiti della sicurezza; la situazione delle nostre strade cittadine, e peggio ancora delle nostre strade vicinali (nonostante alcuni ridicoli cartelli "Strade del gusto"), la sopportiamo da anni; il Cimitero è privo di servizio elettrico; l'Azienda municipalizzata è in crisi economica; il servizio Rifiuti urbani si fa sempre più desiderare. Nonostante tutto questo l'Amministrazione tace o si indispettisce quando qualche voce evidenzia tale realtà. E quando tenta di difendersi lo fa attraverso siti multimediali. Perchè questo silenzio da parte dell'Amministrazione? Il sindaco desidera lavorare tranquillamente anche perché non teme alcuna eventuale crisi. Ormai con la politica del divide et impera tacciono le liste civiche che avevano promesso di essere al servizio della città e, oggi, si trovano a servire, forse inconsapevolmente, futuri progetti politici. La forza del sindaco, comunque, non risiede nella forza degli ideali e nella coscienza di essere veramente al servizio della città. Manca una cultura della città, manca un piano politico, manca un piano culturale. Ma di questo il sindaco forse è al corrente, ma è conscio della sua debolezza perché, per continuare a reggere le sorti del Comune, spesso è obbligato a non venir meno alle tante promesse elettorali verso l'arcipelago delle liste civiche. E il malumore serpeggia ormai anche all'interno di qualche frangia della maggioranza. In questo vuoto politico e organizzativo nuovi protagonisti si affacciano all'orizzonte politico della nostra città in cerca di future candidature. Spesso si tratta di protagonisti che "tentano" senza un preciso ideale politico. In questo orizzonte politico ancora confuso sorgono spontaneamente interrogativi: dove andrà il PD? Chi rappresenterà il PD? E a Bitonto chi seguirà le nuove scelte del sindaco Abbaticchio che, dopo varie passate opzioni politiche, ha scelto la nuova formazione "Italia in Comune"? Pare che il nuovo, qualunque esso sia, attira le attenzioni: i vestiti nuovi cambiano gli aspetti! E le liste civiche, che nacquero in ambienti cattolici, quale nuova "opportunità" di presenza sceglieranno?

Sono parole e interrogativi che vogliono svegliare la città prima che la città ritorni ad essere svegliata dalle nuove candidature. Sono parole dettate da un sincero amore per la città! Bitonto ha avuto una storia importante e coraggiosa, Bitonto ha avuto delle Amministrazioni comunali che hanno saputo lottare e programmare, Bitonto nel passato ha saputo spesso anticipare i tempi. E oggi? Non sono pessimista, ma dovremmo essere sinceri con noi stessi e con tutti i cittadini e guardarci dalle avventure politiche».
  • Michele Abbaticchio
  • Città Democratica
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