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Il cast de "Il malato immaginario". Foto Gianluca Battista
Cultura, Eventi e Spettacolo

"Il malato immaginario" con Solfrizzi strega il pubblico di Bitonto

Ieri sera, 29 marzo, l'ultimo appuntamento al Teatro Traetta

Quando Molière mise in scena per la prima volta al Palais-Royal, il 10 febbraio 1673, la sua commedia "Il malato immaginario" fu ben chiara la sua critica alla classe medica del tempo, giudicata culturalmente insufficiente per il ruolo che ricopriva. Una critica arguta, che scaturì da una farsa, come l'autore stesso la intendeva, in tre atti ricchi di ritmo e di comicità, ma anche costellati da profonde riflessioni.

L'adattamento di Guglielmo Ferro della celebre pièce, andata in scena nelle scorse serate al Teatro Traetta di Bitonto, ne ha conservato i requisiti basilari, puntando a quello stesso ritmo e ad una freschezza che sono risultati palesi al pubblico bitontino.
Mattatore certamente un ispirato Emilio Solfrizzi, capace di "gustarsi" la scena, di essere sempre in empatia con gli spettatori, affascinati dal susseguirsi quasi impetuoso di situazioni tra il grottesco ed il comico, talvolta create ad hoc dall'attore barese con la sua meravigliosa e sempre nuova mimica facciale.

Una menzione la merita certamente la spalla perfetta, Luisa Galantini, a Bitonto apparsa in forma smagliante nei panni della serva Tonietta, con una presenza scenica di alto livello.

Nella commedia di Ferro c'è stato spazio, ed è una chicca che ha riscosso consensi tra i presenti, anche per citazioni tratte da celeberrimi film con Totò, da "Totò, Peppino e la Malafemmina" a "La banda degli onesti", possibili grazie ai tempi comici di Solfrizzi, sempre più a suo agio nelle vesti di un Argante più moderno, ma non per questo troppo distante dal personaggio pensato dal genio di Molière.

Sono così venute fuori due serate di grande teatro al "Traetta", frutto dell'affiatamento e dell'ottimo lavoro dell'intero cast, composto da Antonella Piccolo, Sergio Basile, Viviana Altieri, Cristiano Dessì, Cecilia D'Amico, Luca Massaro e Rosario Coppolino, tutti perfettamente calati nelle loro parti.

Una pièce divertente, schietta, che sa però non essere mai banale ed invita alla riflessione conclusiva, proprio come nel testo originario.
Uno spettacolo da tutto esaurito in due appuntamenti che hanno mostrato, se mai ve ne fosse bisogno, come il teatro di Bitonto sia sempre più luogo privilegiato di cultura nel Barese.






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