I Carabinieri
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Cronaca

Sequestrati beni per 300mila euro a Conte. È il capo del clan di Bitonto

Sigilli a dieci rapporti finanziari, due auto e il suo appartamento di via Pertini completamente ristrutturato

Quest'oggi i Carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, emesso dal Tribunale di Bari, a carico di Domenico Conte, indagato per aver «promosso e diretto un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti a Bitonto, con l'aggravante delle modalità mafiose».

Secondo l'impostazione accusatoria della Procura della Repubblica e della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, l'associazione gestiva due piazze di spaccio, una definita "Zona 167", in via Pertini e l'altra nel centro storico di Bitonto, in via Arco Cristo, all'interno del quadrilatero conosciuto come la zona del "Ponte". Per tali reati, il 52enne, ritenuto al vertice dell'omonimo clan, martedì è stato raggiunto da una misura di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Bari.

Il valore del patrimonio sottratto alla disponibilità dell'interessato e della sua famiglia è stimato in circa 300 mila euro, composto da dieci rapporti finanziari, due autovetture e dall'appartamento ubicato proprio in via Pertini, un immobile di edilizia popolare occupato senza titolo, completamente ristrutturato, fino a farne «una lussuosa dimora dotata d'ogni confort, arredata con mobili e oggetti di ingente valore, nonché munito di un reticolato di telecamere per controllare l'area».

Il provvedimento emesso dal Tribunale di Bari, accoglie la proposta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari, formulata sulla base dei vari accertamenti patrimoniali svolti dal Reparto Operativo di Bari che hanno ricostruito la carriera criminale di Conte e gli introiti del nucleo familiare, fornendo un quadro indiziario sull'illecita provenienza della sua ricchezza, accumulata negli ultimi 10 anni e che costituirebbe il compendio del traffico di droga.

«L'importante risultato, frutto della sinergia di intenti tra la magistratura e le componenti investigative, - è scritto in una nota - rappresenta un'ulteriore conferma che la criminalità organizzata va contrastata non solo attraverso un'assidua opera di prevenzione e di repressione, ma anche attraverso attente e scrupolose indagini di natura finanziaria e patrimoniale, preziosi strumenti attraverso i quali vanno combattute le nuove e più subdole forme di manifestazione delle mafie».
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