
Scuola e Lavoro
Occupazione in Puglia, dati e prospettive politiche: il punto con Giovanni Assi
«La nostra regione è su un percorso positivo, che va sostenuto e accelerato»
Bitonto - martedì 19 agosto 2025
11.37
Gli ultimi dati diffusi dall'ISTAT fotografano con chiarezza lo stato del mercato del lavoro in Puglia, mettendo in evidenza criticità strutturali ma anche segnali di tenuta in alcuni settori produttivi. Un tema cruciale, destinato a entrare con forza nel dibattito pubblico in vista delle imminenti elezioni regionali, dove l'occupazione e le politiche per il welfare rappresentano uno dei terreni di confronto più rilevanti tra i candidati.
Per analizzare numeri e scenari, abbiamo raccolto il commento del dott. Giovanni Assi, delegato al lavoro e welfare di Confapi Puglia e riconosciuto punto di riferimento nelle politiche occupazionali del territorio.
Qual è oggi la fotografia del mercato del lavoro in Puglia?
«I dati più recenti di ISTAT – Forze di Lavoro 2025 ci dicono che la Puglia ha superato la soglia del 50% di occupazione nella fascia 15-64 anni. È un traguardo simbolico ma molto significativo, perché conferma una crescita continua del mercato del lavoro regionale e dimostra che, nonostante le difficoltà, il tessuto produttivo pugliese sta generando sempre più opportunità.
Naturalmente, restano ampi margini di crescita: la media nazionale è intorno al 62% e quella europea al 69%, la disoccupazione giovanile resta alta, oltre il 27%, e l'occupazione femminile si ferma al 36,5% contro più del 52% in Italia. Ma oggi possiamo dire che la Puglia è su un percorso positivo, che va sostenuto e accelerato».
Quali strumenti stanno funzionando di più?
«In Puglia diversi strumenti stanno dando risultati positivi. Il Programma GOL e misure come "Pass Laureati" e "Mi formo e lavoro" hanno offerto opportunità di orientamento, riqualificazione e aggiornamento professionale. Importante anche il sostegno dei Piani Formativi regionali, che finanziano la formazione continua dei lavoratori nelle imprese. Da ultimo, la misura sul welfare aziendale, con contributi fino all'80% per le aziende che introducono servizi e benefit per i dipendenti, rappresenta un passo avanti significativo. Sono segnali incoraggianti, ma occorre integrarli sempre più con le reali esigenze delle imprese».
Dal punto di vista delle PMI, ci indichi due priorità?
«Primo: formazione mirata, soprattutto in ambito digitale, green ed energia. Le imprese cercano figure specializzate che oggi spesso non si trovano. Sexondo: la questione centrale del costo del lavoro. In Italia il cuneo fiscale e contributivo è tra i più alti d'Europa, vicino al 46%, e questo frena la competitività delle PMI. Con la fine della Decontribuzione Sud, che negli ultimi anni ha alleggerito il peso contributivo per le imprese meridionali, il rischio è concreto: molte aziende potrebbero non riuscire a mantenere i livelli occupazionali raggiunti.
Per questo servono misure strutturali e stabili di riduzione del cuneo, ma anche interventi urgenti e soprattutto concreti, rivolti ad alcuni comparti che caratterizzano il nostro territorio e che oggi attraversano forti difficoltà, come il settore del Tessile–Abbigliamento–Calzaturiero (TAC). Le nostre imprese e i loro lavoratori non possono più attendere: hanno bisogno subito di scelte chiare che ridiano fiducia e prospettive.
E qui mi preme fare un riconoscimento: essere imprenditori in Puglia e nel Mezzogiorno è molto più difficile che in altre parti dello Stivale. Le carenze infrastrutturali, i maggiori costi logistici e la minore accessibilità ai mercati rappresentano ostacoli quotidiani. Eppure, nonostante tutto, abbiamo realtà che non solo tengono testa alla concorrenza nazionale, ma sono diventate eccellenze riconosciute a livello mondiale. È grazie a questi imprenditori, alla loro capacità di resistere e innovare, che oggi possiamo parlare di crescita occupazionale in Puglia. Se messi nelle giuste condizioni, possono davvero trainare lo sviluppo del Paese».
La Puglia può contare su settori strategici. Come possono tradursi in occupazione?
«Abbiamo filiere forti: l'agroalimentare, il turismo sostenibile, la portualità e soprattutto le energie rinnovabili, dove siamo leader nazionali. Questi settori possono generare lavoro stabile, ma serve una governance condivisa: istituzioni, imprese e parti sociali devono fare squadra.
Le PMI, che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo pugliese, sono pronte a fare la loro parte, ma chiedono misure concrete per ridurre il peso del cuneo fiscale e incentivi mirati agli investimenti in innovazione, digitalizzazione, transizione green ed energia. Solo così sarà possibile trasformare i punti di forza della Puglia in opportunità occupazionali diffuse e durature».
In vista delle prossime elezioni regionali, cosa chiedono oggi le aziende alla politica e alle istituzioni?
«Le imprese chiedono innanzitutto ascolto e concretezza. I nostri imprenditori non domandano privilegi, ma condizioni giuste per poter crescere, investire e creare lavoro e chi governa a livello locale e regionale ha il compito di portare la voce delle nostre imprese anche sui tavoli nazionali per rappresentare le necessità e le peculiarità del nostro territorio.
La priorità è chiara e non più rinviabile: servono misure stabili e immediate per alleggerire il costo del lavoro, investimenti seri in infrastrutture e un welfare territoriale che permetta a giovani e donne di restare in Puglia e non dover emigrare.
Le aziende non sono interessate al valzer dei nomi dei candidati né si appassionano alla dialettica politica di questi giorni: ciò che chiedono è chiarezza, stabilità e scelte concrete che incidano realmente sull'economia e sull'occupazione.
Oggi servono decisioni rapide e coraggiose. Le nostre imprese e i loro lavoratori non possono più attendere. La politica, a tutti i livelli, deve dimostrare con i fatti di saper essere al fianco di chi ogni giorno produce ricchezza e occupazione.
L'obiettivo è chiaro: ridurre il divario che ancora separa il nostro territorio dal resto dello Stivale. Solo così la Puglia potrà competere ad armi pari, consolidare i progressi ottenuti e diventare un motore di crescita non solo regionale, ma per l'intero Paese».
Per analizzare numeri e scenari, abbiamo raccolto il commento del dott. Giovanni Assi, delegato al lavoro e welfare di Confapi Puglia e riconosciuto punto di riferimento nelle politiche occupazionali del territorio.
Qual è oggi la fotografia del mercato del lavoro in Puglia?
«I dati più recenti di ISTAT – Forze di Lavoro 2025 ci dicono che la Puglia ha superato la soglia del 50% di occupazione nella fascia 15-64 anni. È un traguardo simbolico ma molto significativo, perché conferma una crescita continua del mercato del lavoro regionale e dimostra che, nonostante le difficoltà, il tessuto produttivo pugliese sta generando sempre più opportunità.
Naturalmente, restano ampi margini di crescita: la media nazionale è intorno al 62% e quella europea al 69%, la disoccupazione giovanile resta alta, oltre il 27%, e l'occupazione femminile si ferma al 36,5% contro più del 52% in Italia. Ma oggi possiamo dire che la Puglia è su un percorso positivo, che va sostenuto e accelerato».
Quali strumenti stanno funzionando di più?
«In Puglia diversi strumenti stanno dando risultati positivi. Il Programma GOL e misure come "Pass Laureati" e "Mi formo e lavoro" hanno offerto opportunità di orientamento, riqualificazione e aggiornamento professionale. Importante anche il sostegno dei Piani Formativi regionali, che finanziano la formazione continua dei lavoratori nelle imprese. Da ultimo, la misura sul welfare aziendale, con contributi fino all'80% per le aziende che introducono servizi e benefit per i dipendenti, rappresenta un passo avanti significativo. Sono segnali incoraggianti, ma occorre integrarli sempre più con le reali esigenze delle imprese».
Dal punto di vista delle PMI, ci indichi due priorità?
«Primo: formazione mirata, soprattutto in ambito digitale, green ed energia. Le imprese cercano figure specializzate che oggi spesso non si trovano. Sexondo: la questione centrale del costo del lavoro. In Italia il cuneo fiscale e contributivo è tra i più alti d'Europa, vicino al 46%, e questo frena la competitività delle PMI. Con la fine della Decontribuzione Sud, che negli ultimi anni ha alleggerito il peso contributivo per le imprese meridionali, il rischio è concreto: molte aziende potrebbero non riuscire a mantenere i livelli occupazionali raggiunti.
Per questo servono misure strutturali e stabili di riduzione del cuneo, ma anche interventi urgenti e soprattutto concreti, rivolti ad alcuni comparti che caratterizzano il nostro territorio e che oggi attraversano forti difficoltà, come il settore del Tessile–Abbigliamento–Calzaturiero (TAC). Le nostre imprese e i loro lavoratori non possono più attendere: hanno bisogno subito di scelte chiare che ridiano fiducia e prospettive.
E qui mi preme fare un riconoscimento: essere imprenditori in Puglia e nel Mezzogiorno è molto più difficile che in altre parti dello Stivale. Le carenze infrastrutturali, i maggiori costi logistici e la minore accessibilità ai mercati rappresentano ostacoli quotidiani. Eppure, nonostante tutto, abbiamo realtà che non solo tengono testa alla concorrenza nazionale, ma sono diventate eccellenze riconosciute a livello mondiale. È grazie a questi imprenditori, alla loro capacità di resistere e innovare, che oggi possiamo parlare di crescita occupazionale in Puglia. Se messi nelle giuste condizioni, possono davvero trainare lo sviluppo del Paese».
La Puglia può contare su settori strategici. Come possono tradursi in occupazione?
«Abbiamo filiere forti: l'agroalimentare, il turismo sostenibile, la portualità e soprattutto le energie rinnovabili, dove siamo leader nazionali. Questi settori possono generare lavoro stabile, ma serve una governance condivisa: istituzioni, imprese e parti sociali devono fare squadra.
Le PMI, che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo pugliese, sono pronte a fare la loro parte, ma chiedono misure concrete per ridurre il peso del cuneo fiscale e incentivi mirati agli investimenti in innovazione, digitalizzazione, transizione green ed energia. Solo così sarà possibile trasformare i punti di forza della Puglia in opportunità occupazionali diffuse e durature».
In vista delle prossime elezioni regionali, cosa chiedono oggi le aziende alla politica e alle istituzioni?
«Le imprese chiedono innanzitutto ascolto e concretezza. I nostri imprenditori non domandano privilegi, ma condizioni giuste per poter crescere, investire e creare lavoro e chi governa a livello locale e regionale ha il compito di portare la voce delle nostre imprese anche sui tavoli nazionali per rappresentare le necessità e le peculiarità del nostro territorio.
La priorità è chiara e non più rinviabile: servono misure stabili e immediate per alleggerire il costo del lavoro, investimenti seri in infrastrutture e un welfare territoriale che permetta a giovani e donne di restare in Puglia e non dover emigrare.
Le aziende non sono interessate al valzer dei nomi dei candidati né si appassionano alla dialettica politica di questi giorni: ciò che chiedono è chiarezza, stabilità e scelte concrete che incidano realmente sull'economia e sull'occupazione.
Oggi servono decisioni rapide e coraggiose. Le nostre imprese e i loro lavoratori non possono più attendere. La politica, a tutti i livelli, deve dimostrare con i fatti di saper essere al fianco di chi ogni giorno produce ricchezza e occupazione.
L'obiettivo è chiaro: ridurre il divario che ancora separa il nostro territorio dal resto dello Stivale. Solo così la Puglia potrà competere ad armi pari, consolidare i progressi ottenuti e diventare un motore di crescita non solo regionale, ma per l'intero Paese».