
Cronaca
Michele Giorgio, il ricordo commosso di Marino Pagano
Lo studioso e giornalista: «Di uomini così avremmo bisogno oggi»
Bitonto - domenica 13 luglio 2025
15.38
Non c'è più un pezzo di scuola e di cultura bitontina. Se ne è andato il preside Michele Giorgio e noi vogliamo ricordarlo dalle nostre pagine con le parole di Marino Pagano, studioso, saggista, scrittore e meridionalista del Centro Ricerche di Storia ed Arte di Bitonto, che ne ha tracciato un profilo esaustivo attraverso i ricordi personali.
Ai familiari il cordoglio della nostra redazione.
«Si fa presto a dire che di uomini così avremmo bisogno oggi, nel mondo dell'educazione, della cultura, del sapere. Ma Michele Giorgio è stato davvero questo. Ed è stato anche tante cose insieme. Una figura storica nel panorama intellettuale e civile di Bitonto: educatore, preside, docente con formazione in filosofia, scrittore, divulgatore storico, animatore culturale. Con lui ho condiviso momenti preziosi. Su tutti, i caffè del sabato mattina a casa sua, pochi rispetto a quelli che avrei voluto, semplici ma carichi di scambio e confronto. Letture, riflessioni, riferimenti. Parlare con lui era ritrovarsi in una biblioteca vivente, in un mondo di pensiero lucido e appassionato. Ho avuto anche l'onore di presentare alcuni dei suoi libri e in ogni occasione ha dimostrato una gentilezza senza pari. Mi ha sempre incoraggiato, in ogni difficoltà, in ogni fase.
Aveva la parola giusta, mai invadente, ma sempre incisiva. Era affascinato dai lasciti del Novecento, dal pensiero filosofico che da quella stagione emergeva, in particolare dal personalismo cristiano e da Maritain su tutti. Era l'uomo dell'autorevolezza gentile, persona che sapeva farsi ascoltare senza mai cercare di imporsi, se non a posteriori, col pensiero stesso. Aveva il dire di chi ha letto molto, pensato molto, vissuto molto, ma senza mai mettere alcun tipo di timore all'interlocutore.
Una volta, durante un incontro dedicato alla memoria di un altro grande preside, Nicola Delvino —evento a cui Giorgio non volle mancare—, dissi pubblicamente che Bitonto è stata una città di ottimi presidi perché città di grandi educatori e pedagogisti. Pensavo proprio a lui, citandolo con convinzione e affetto. Alla fine dell'incontro mi ringraziò alla sua maniera elegante, misurata, profonda.
Michele Giorgio non è stato il mio preside ma mi sembrava di sentirlo già uno di casa e di scuola sin da quei fantastici anni liceali, perché preside di tanti miei cari amici.
Giorgio è stato tutto questo: pensiero, riflessione, mente e cuore. Autore di ricerche storiche interessanti, di ricostruzioni tra memoria e ricerca stessa, romanzi storici di livello. È stato un meridionalista appassionato.
In anni passati, anche un socio attivo e tra i più antichi del Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto, sodalizio che amava e a cui riconosceva un grande ruolo. Diversi anche i suoi saggi apparsi su Studi Bitontini o i contribuiti ai convegni organizzati nel corso dei decenni.
Dovremo ora mettere ordine nei ricordi ma il suo posto, nella memoria e nell'animo riconoscente di chi lo ha conosciuto, è già ben definito.
Ci mancherà, come ci mancano tanti importanti riferimenti in questi lunghi anni di transizione tra un secolo e l'altro, tra formazioni e temperie diverse, tra l'interesse al vissuto comune ed il disinteresse dei tanti, dei troppi. Il tutto mentre il tempo scorre, spesso senz'anima e radici.
Il mio abbraccio infinito ed affettuoso a tutta la sua famiglia».
Ai familiari il cordoglio della nostra redazione.
«Si fa presto a dire che di uomini così avremmo bisogno oggi, nel mondo dell'educazione, della cultura, del sapere. Ma Michele Giorgio è stato davvero questo. Ed è stato anche tante cose insieme. Una figura storica nel panorama intellettuale e civile di Bitonto: educatore, preside, docente con formazione in filosofia, scrittore, divulgatore storico, animatore culturale. Con lui ho condiviso momenti preziosi. Su tutti, i caffè del sabato mattina a casa sua, pochi rispetto a quelli che avrei voluto, semplici ma carichi di scambio e confronto. Letture, riflessioni, riferimenti. Parlare con lui era ritrovarsi in una biblioteca vivente, in un mondo di pensiero lucido e appassionato. Ho avuto anche l'onore di presentare alcuni dei suoi libri e in ogni occasione ha dimostrato una gentilezza senza pari. Mi ha sempre incoraggiato, in ogni difficoltà, in ogni fase.
Aveva la parola giusta, mai invadente, ma sempre incisiva. Era affascinato dai lasciti del Novecento, dal pensiero filosofico che da quella stagione emergeva, in particolare dal personalismo cristiano e da Maritain su tutti. Era l'uomo dell'autorevolezza gentile, persona che sapeva farsi ascoltare senza mai cercare di imporsi, se non a posteriori, col pensiero stesso. Aveva il dire di chi ha letto molto, pensato molto, vissuto molto, ma senza mai mettere alcun tipo di timore all'interlocutore.
Una volta, durante un incontro dedicato alla memoria di un altro grande preside, Nicola Delvino —evento a cui Giorgio non volle mancare—, dissi pubblicamente che Bitonto è stata una città di ottimi presidi perché città di grandi educatori e pedagogisti. Pensavo proprio a lui, citandolo con convinzione e affetto. Alla fine dell'incontro mi ringraziò alla sua maniera elegante, misurata, profonda.
Michele Giorgio non è stato il mio preside ma mi sembrava di sentirlo già uno di casa e di scuola sin da quei fantastici anni liceali, perché preside di tanti miei cari amici.
Giorgio è stato tutto questo: pensiero, riflessione, mente e cuore. Autore di ricerche storiche interessanti, di ricostruzioni tra memoria e ricerca stessa, romanzi storici di livello. È stato un meridionalista appassionato.
In anni passati, anche un socio attivo e tra i più antichi del Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto, sodalizio che amava e a cui riconosceva un grande ruolo. Diversi anche i suoi saggi apparsi su Studi Bitontini o i contribuiti ai convegni organizzati nel corso dei decenni.
Dovremo ora mettere ordine nei ricordi ma il suo posto, nella memoria e nell'animo riconoscente di chi lo ha conosciuto, è già ben definito.
Ci mancherà, come ci mancano tanti importanti riferimenti in questi lunghi anni di transizione tra un secolo e l'altro, tra formazioni e temperie diverse, tra l'interesse al vissuto comune ed il disinteresse dei tanti, dei troppi. Il tutto mentre il tempo scorre, spesso senz'anima e radici.
Il mio abbraccio infinito ed affettuoso a tutta la sua famiglia».