Il Consiglio regionale
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Tutti gli eletti al Consiglio regionale

Dentro Maurodinoia, De Santis, Bellomo e Tammacco. Fuori Damascelli, Loizzo e la Legista

I dati, benché ufficiali, lasciano aperta la possibilità di una successiva modifica. L'intricato meccanismo di assegnazione dei seggi è una costante delle elezioni regionali pugliesi: malgrado il netto successo riportato da Michele Emiliano - riconfermato alla presidenza - ai danni di Raffaele Fitto del centrodestrea e della pentastellata Antonella Laricchia, la suddivisione dei 50 posti per l'assemblea di via Gentile a Bari costituisce motivo di incertezza a 24 ore dalla chiusura delle operazioni di voto.

È certo che la maggioranza sarà composta da 27 componenti, oltre al governatore che nella massima assise pugliese ha diritto di voto. Le liste di centrosinistra che hanno superato la soglia di sbarramento del 4% su scala regionale sono quattro: Partito Democratico, Con Emiliano, Popolari con Emiliano e Senso civico - Un nuovo Ulivo per la Puglia. Esclusi, invece, i contrassegni di Italia in Comune (ragione per cui l'ex vicepresidente Antonio Nunziante non sarà rieletto) e Puglia solidale e verde (in questo caso è fuori anche il Segretario giovinazzese di SI, Nico Bavaro).
Nonostante il 4.16% conseguito sul totale dei voti validi, Senso civico non avrà diritto ad alcun seggio in consiglio a seguito dei complicati calcoli effettuati: una doccia gelata per il notaio andriese Sabino Zinni, che altrimenti sarebbe stato rieletto.

La ripartizione è perciò riservata alle solite liste di Partito Democratico (16), Con Emiliano (6) e Popolari con Emiliano (5).

Gli eletti in maggioranza

È il Partito Democratico a far la voce grossa: 16 seggi, un'entrata in schiera guidata dai 4 eletti a Bari (Francesco Paolicelli con 23007 voti, Anita Maurodinoia con 19815, Lucia Parchitelli con 15841 e Domenico De Santis con 14932). Escluso, invece, il presidente del consiglio regionale uscente Mario Loizzo (10022). Tre i seggi conquistati in Capitanata, rispettivamente da Raffaele Piemontese con 21199 preferenze, Francesco Paolo Campo con 4282, Teresa Cicolella con 4011; tre anche nel leccese, con Donato Metallo (16830), Loredana Capone (13871) e Sergio Blasi (13523); due nel tarantino, ovvero Donato Pentassuglia (10253) e Vincenzo Di Gregorio (4531), che ha beffato Michele Mazzarano per 153 voti. Disco verde nel brindisino per Fabiano Amati (10407) e Maurizio Bruno (3928). Due gli eletti nella Bat: il barlettano Filippo Caracciolo (11942) e la tranese Debora Ciliento (6977). Fuori l'altro barlettano Ruggiero Mennea (5811).

Sei seggi alla lista Con Emiliano: in pratica, uno per circoscrizione. Eletti perciò l'epidemiologo Pierluigi Lopalco a Bari (14676 consensi: Emiliano gli ha già affidato l'assessorato alla sanità), l'ex Sindaco di Lucera Antonio Tutolo nel foggiano (7604), Gianfranco Lopane (6671) a Taranto, Alessandro Antonio Leoci a Brindisi (2019), Alessandro Delli Noci a Lecce (17201) e il professionista barlettano Giuseppe Tupputi che nella Bat ha ottenuto 3104 superando il canosino Marco Silvestri (2552).

Cinque gli eletti in Popolari con Emiliano: Giovanni Stea (8754) a Bari, Sergio Clemente (2601) a Foggia, Massimiliano Stellato (4272) a Taranto, Sebastiano Leo (10976) a Lecce, Mauro Vizzino (7422) a Brindisi. Brucia e non poco l'estromissione del biscegliese Francesco La Notte, il più suffragato nella Bat con 1910 preferenze.

Gli eletti con le opposizioni

Sono 21 i seggi assegnati complessivamente alle minoranze oltre a quello spettante al secondo classificato tra gli aspiranti presidenti, ovvero Raffaele Fitto che però dovrebbe rinunciare per restare al Parlamento Europeo. Se questa eventualità fosse confermata, gli subentrerebbe un esponente della lista di Fratelli d'Italia, ovvero la più suffragata della coalizione di centrodestra che ha eletto 16 consiglieri: 6 del partito di Giorgia Meloni, 4 della Lega, 4 di Forza Italia, 3 della lista civica La Puglia domani.

Entreranno in consiglio regionale, per Fratelli d'Italia, tutti i primi classificati di ciascuna Provincia: Ignazio Zullo (9945) a Bari - ma occhio al secondo che in questo caso è Michele Picaro: potrebbe prendere il posto di Fitto -, Renato Perrini (10185) a Taranto, Antonio Gabellone (11737) a Lecce - beffato l'uscente Erio Congedo fermo a 7274 -, Giovanni De Leonardis (7688) in Capitanata, Luigi Caroli (6642) a Brindisi e il canosino Francesco Ventola (9248).
La Lega farà il suo storico ingresso nell'assemblea regionale con quattro eletti: Davide Bellomo (8590) nel barese, Joseph Splendido (5845) a Foggia, Giacomo Conserva (5264) a Taranto, Gianni De Blasi (8608) a Lecce. Nulla da fare sia per Vittorio Zizza (5384) a Brindisi che per l'ex primo cittadino di Andria Nicola Giorgino (2714).

Quattro seggi per Forza Italia: nell'Area Metropolitana di Bari Stefano Lacatena (8885) ha superato sia il bitontino Domenico Damascelli (uscente, 6623) che il molfettese Antonio Azzollini (4434); Paride Mazzotta (5457) a Lecce; Vito De Palma (3667) a Taranto; Giandiego Gatta (9921) a Foggia. Non ce l'ha fatta, invece, l'ex vicesindaco di Barletta Marcello Lanotte (4909).

Tre eletti per La Puglia domani: il molfettese Saverio Tammacco nell'Area Metropolitana di Bari con ben 12895 voti; Paolo Dell'Erba a Foggia (6979); l'editore di TeleRama Paolo Pagliaro a Lecce (9245).

Cinque i posti spettanti al Movimento 5 Stelle, in quanto a capo della terza coalizione che ha superato la soglia dell'8% sul totale dei voti validi in tutta la regione necessaria per la ripartizione dei seggi. Dentro perciò Antonella Laricchia a Bari (era candidata anche al consiglio e ha raccolto 7658 preferenze), l'andriese Grazia Di Bari nella Bat (3961), Rosa Barone a Foggia (3602), Cristian Casili a Lecce (6127) e Marco Galante a Taranto (2301).

Gli effetti della doppia preferenza di genere

Otto le donne elette su 49, cinque delle quali nella maggioranza di centrosinistra e tre nel Movimento 5 Stelle. Nessun "rosa" nei gruppi consiliari di centrodestra. Un dato complessivo superiore a quello fatto registrare nel 2015, quando furono in cinque le rappresentanti del gentil sesso a entrare in consiglio regionale ma in ogni caso ancora deficitario in termini di equilibri. Una conferma ulteriore della sensazione che non sia tanto il meccanismo di elezione quanto la possibilità stessa di accesso alla vita politica, per le donne, la vera questione su cui dibattere.
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