Sant'Antonio Abate
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Vita di città

Sant'Antonio Abate, il Centro Ricerche di Bitonto racconta l'origine del culto

Il Santo venerato in tutta la Puglia con falò e feste

"Sàndə Andùunə, màsckerə e sùunə", ossia "Sant'Antonio, maschere e suoni".
Nella giornata di ieri, 17 gennaio, la Chiesa cattolica ha celebrato la solennità liturgica di Sant'Antonio Abate e in questa settimana sono tante le iniziative tra fede e tradizione che si terranno in tutta la Puglia. La più importante nel Nord Barese è certamente quella dei Falò di Sant'Antonio Abate che si terranno nella vicina Giovinazzo dalle 17.00 a mezzanotte di domenica 22 gennaio. Un rituale antico, con 14 fuochi accesi in tutti i quartieri della cittadina adriatica, su cui cuoceranno in pentoloni di coccio (le crapiète) fave e olive, innaffiate con vino rosso.

A Bitonto questa tradizione non è affatto estranea ed ha radici antiche. A ricordarlo è il Centro Ricerche di Storia e Arte che ha postato sui social network una interessante nota con cui racconta l'origine di questo culto. Questo lo scritto che vi riportiamo integralmente:

«In occasione della Giornata nazionale del Dialetto e delle lingue locali il Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto rinnova il suo impegno per la salvaguardia e valorizzazione del dialetto, quale patrimonio identitario, con questo detto dedicato a sant'Antonio Abate.
Antonio, anzi Antuono (per distinguerlo dal patavino) è il santo del 17 gennaio, il santo protettore degli animali, il santo che inaugura il Carnevale e che dà il nome ad una malattia virale detta 'Fuoco di sant'Antonio'.
A Bitonto erano dedicate due chiese al santo eremita: la più antica, di origine medievale, era ubicata in via del Sasso, l'altra, detta Sant'Antonio di Vienna, fu fondata alla fine del XV secolo nelle vicinanze della chiesa di San Pietro Nuovo. Riprodotto sugli affreschi nella cripta della cattedrale (prima foto), il santo è ancora oggi venerato nella chiesa di Santa Maria alla Porta, dove si conserva una immagine e, durante la messa vespertina, si svolge il rito di benedizione degli animali.
Da antica tradizione, sullo slargo antistante la chiesa arde un falò, alimentato dai ceppi di scarto della potatura. In passato, i falò di sant'Antonio erano diffusi nei quartieri e offrivano occasione di convivialità al vicinato. Si chiacchierava e si danzava al bagliore del fuoco fino a quando le fiamme si abbassavano. A fuoco spento, tutti tornavano a casa portando un pizzico di cenere da spargere nel camino quale gesto propiziatorio»
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