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La Regione apre la caccia: ambientalisti sul piede di guerra

Associazioni, cooperative e gruppi di cittadini pugliesi scrivono a Emiliano anche da Bitonto: «Provvedimento errato e illegittimo»

Cacciatori autorizzati a spostarsi su tutto il territorio regionale per abbattere le loro prede, in barba alle prescrizioni valide per tutte le altre persone, perchè la loro attività è utile alla collettività. Si innesta su questo incredibile paradosso la protesta di 128 tra associazioni, cooperative, gruppi di cittadini e professionisti attive su tutto il territorio pugliese - fra le quali anche diverse realtà di Bitonto - che hanno deciso di scrivere al presidente Emiliano per denunciare la situazione surreale.

I gruppi protagonisti della protesta, infatti, oltre a dover registrare il via libera ai cacciatori, devono sopportare anche il paradosso di vedere le loro iniziative – incentrate sulle attività escursionistiche, turistiche, sportive, artistiche, didattiche, ludico-ricreative, ambientali e di fruizione e promozione del patrimonio naturalistico, paesaggistico e storico-culturale regionale – incredibilmente, stoppate dai vincoli anticontagio validi in tutta la Puglia.

Sul banco degli imputati finiscono due provvedimenti definiti «filovenatori dei quali non si condivide l'urgenza, e che si ritengono errati, in parte probabilmente illegittimi, oltre che non opportuni in questa fase emergenziale. Ci riferiamo all'Ordinanza n. 5/2021 con la quale il Presidente Emiliano concede ai cacciatori il via libera a muoversi all'interno di tutto il territorio regionale, in contrasto con le norme nazionali e con quanto previsto per tutti gli altri cittadini, nonché la Delibera di Giunta Regionale n. 69/2021 con la quale si modifica il calendario venatorio vigente approvato con la DGR n. 1270/2020, ampliando il termine entro il quale è consentita la caccia di un rilevante numero di specie. Con l'ordinanza citata i cacciatori hanno facoltà di spostarsi liberamente nell'intero territorio regionale poiché la loro azione è utile "...in quanto trattasi di attività giustificata da stato di necessità per conseguire l'equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture, nonché il potenziale pericolo per l'incolumità pubblica..."».

Secondo gli ambientalisti si tratta di «motivazioni che non trovano nessun supporto da parte degli organismi scientifici, oltre che privilegiare il cacciatore rispetto agli altri cittadini», a cui si somma un secondo provvedimento con cui si ampliano «i periodi in cui è consentito andare a caccia, oltre i limiti già previsti dal calendario venatorio vigente, per ben undici specie, molte delle quali minacciate ed incluse tra le specie protette dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio».

«Queste decisioni – si legge ancora nella denuncia delle associazioni pugliesi - omettono, gravemente, il coinvolgimento di ISPRA, massimo organismo nazionale per la gestione della fauna, e potrebbero risultare in contrasto con altri atti regionali sulla fauna protetta da Rete Natura 2000, come il Regolamento 28/2008 e 6/2016. Tra le motivazioni tecniche a giustificazione del provvedimento, vengono per giunta citati i dati della recente pubblicazione della stessa Regione Puglia "Gli uccelli acquatici svernanti in Puglia 2007-2019", ma con alcune interpretazioni errate».

«Invece di adottare atti di buona gestione faunistica e a favore della salute pubblica – rincarano gli scriventi - che vietino ad esempio l'uso del piombo nelle cartucce (sostanza altamente inquinante per l'ambiente e causa del saturnismo anche per l'uomo), constatiamo che con questi procedimenti si inaugura, in piena emergenza, quella che sembra una stagione filovenatoria di questa Giunta. Con la presente si vuole evidenziare che le attività svolte dagli scriventi, utili alla salute fisica e mentale, sono attualmente inibite ovunque nel territorio regionale, sia in gruppi che individualmente. Riteniamo ulteriormente offensivi tali provvedimenti nei confronti di chi svolge attività lavorative e di volontariato in questi ambiti e che, nel rispetto delle norme nazionali, si trova costretto ad una stasi. Al contrario, un'attività pericolosa e di discutibile utilità come la caccia viene considerata necessaria e dunque incentivata».
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