Scuola e Lavoro
Diritti umani, uno spettacolo dei ragazzi e delle ragazze del Liceo "Galilei" di Bitonto
Concluso il percorso formativo voluto dal prof. Giuseppe Ungaro
Bitonto - venerdì 7 giugno 2024
Comunicato Stampa
"I diritti umani o meglio i diritti inalienabilmente umani" è la massima con cui si è aperto lo spettacolo conclusivo del percorso formativo "Civil rights movement through protest songs, scrutando i segni dei tempi", fortemente voluto dal prof. Giuseppe Ungaro del Liceo Scientifico-Artistico Galileo Galilei di Bitonto. L'iniziativa, che ha coinvolto quarantacinque ragazze e ragazzi provenienti da tutte le classi, ha visto il docente nelle vesti del "talent scout", impegnato a coinvolgere gli studenti nella consapevolezza di una civiltà più giusta per l'affermazione dei valori umani.
Il progetto è cominciato con appena quindici studenti, subito attratti dall'idea lanciata dal professore, tradottasi in vere e proprie lezioni interattive su vari temi che riguardano ogni etnia e religione del mondo, attraverso l'ascolto di canzoni (ad esempio "Strange Fruit") e la visione di film e immagini che raccontano episodi realmente accaduti (come "The Great Debaters – Il potere della parola", "Selma, la strada per la libertà" o "Le vite degli altri"). Man mano si sono aggiunti altri studenti e il percorso si è arricchito di nuove proposte provenienti dai ragazzi stessi, inserite nello spettacolo nel rispetto e nella valorizzazione di ogni idea. Anche chi pensava di non saper suonare, cantare, danzare, recitare, comporre testi, si è messo in gioco, offrendo la sua energia positivamente contagiosa.
Il tema centrale è stato quello della disobbedienza civile, mirabilmente messa in scena da alcuni performer prendendo spunto dal maestro "scomodo" don Lorenzo Milani, esigente ma non intransigente, severo ma non sarcastico, dedito all'insegnamento al punto da intendere la scuola a tempo pieno, dato che durava dodici ore al giorno e trecentosessantacinque giorni l'anno.
Una vera chicca è stata offerta dall'ensemble musicale del liceo, formato da altri studenti e diretto magistralmente dal prof. Francesco Paolo Luiso, il quale ha arrangiato e messo in forma originale il musical "Galileo Galilei", sull'autonomia della scienza e dello scienziato.
A coronamento di questo percorso, la comunità scolastica si è ritrovata al Teatro Traetta di Bitonto per assistere alle esibizioni degli studenti e tributare il giusto applauso alle loro doti e all'impegno profuso.
«Ogni suono e movimento intorno a me – rivela Angelica, una delle studentesse coinvolte - sembrava amplificato, mentre mi preoccupavo di come fosse percepito dal pubblico. Tuttavia, man mano che recitavo e ballavo, qualcosa cambiava. Le parole e i movimenti che ho ripetuto tante volte durante le prove iniziavano a fluire naturalmente».
Mentre un altro, Ciccio, sostiene che «lo spettacolo è stato come una carrozza carica di emozioni e pathos che ha lasciato dietro di sé una scia che ancora mi pervade». Cosa si impara, dunque, davvero in questo tipo di progetti? Gli studenti ritengono di aver imparato a stare insieme, a collaborare, a rispettarsi, a condividere sé stessi; hanno scoperto talenti e passioni, a lungo tenuti nascosti; hanno imparato a capire la sensibilità dell'altro, che l'umanità è molto di più di quella racchiusa nel superficiale sapere e che la scopre completamente solo chi osa farlo. Di sicuro hanno compreso che l'ingrediente indispensabile per far lievitare il sapere (e il saper essere) è la curiositas, diritto inviolabile di ogni docente e ogni discente per una scuola viva e vivente, sul modello di Barbiana, dove, come afferma Adele Corradi, insegnante volontaria a fianco del Priore, "era la vita che entrava nella scuola"; solo in questo modo siamo connessi con il reale e meno con il virtuale.
Il progetto è cominciato con appena quindici studenti, subito attratti dall'idea lanciata dal professore, tradottasi in vere e proprie lezioni interattive su vari temi che riguardano ogni etnia e religione del mondo, attraverso l'ascolto di canzoni (ad esempio "Strange Fruit") e la visione di film e immagini che raccontano episodi realmente accaduti (come "The Great Debaters – Il potere della parola", "Selma, la strada per la libertà" o "Le vite degli altri"). Man mano si sono aggiunti altri studenti e il percorso si è arricchito di nuove proposte provenienti dai ragazzi stessi, inserite nello spettacolo nel rispetto e nella valorizzazione di ogni idea. Anche chi pensava di non saper suonare, cantare, danzare, recitare, comporre testi, si è messo in gioco, offrendo la sua energia positivamente contagiosa.
Il tema centrale è stato quello della disobbedienza civile, mirabilmente messa in scena da alcuni performer prendendo spunto dal maestro "scomodo" don Lorenzo Milani, esigente ma non intransigente, severo ma non sarcastico, dedito all'insegnamento al punto da intendere la scuola a tempo pieno, dato che durava dodici ore al giorno e trecentosessantacinque giorni l'anno.
Una vera chicca è stata offerta dall'ensemble musicale del liceo, formato da altri studenti e diretto magistralmente dal prof. Francesco Paolo Luiso, il quale ha arrangiato e messo in forma originale il musical "Galileo Galilei", sull'autonomia della scienza e dello scienziato.
A coronamento di questo percorso, la comunità scolastica si è ritrovata al Teatro Traetta di Bitonto per assistere alle esibizioni degli studenti e tributare il giusto applauso alle loro doti e all'impegno profuso.
«Ogni suono e movimento intorno a me – rivela Angelica, una delle studentesse coinvolte - sembrava amplificato, mentre mi preoccupavo di come fosse percepito dal pubblico. Tuttavia, man mano che recitavo e ballavo, qualcosa cambiava. Le parole e i movimenti che ho ripetuto tante volte durante le prove iniziavano a fluire naturalmente».
Mentre un altro, Ciccio, sostiene che «lo spettacolo è stato come una carrozza carica di emozioni e pathos che ha lasciato dietro di sé una scia che ancora mi pervade». Cosa si impara, dunque, davvero in questo tipo di progetti? Gli studenti ritengono di aver imparato a stare insieme, a collaborare, a rispettarsi, a condividere sé stessi; hanno scoperto talenti e passioni, a lungo tenuti nascosti; hanno imparato a capire la sensibilità dell'altro, che l'umanità è molto di più di quella racchiusa nel superficiale sapere e che la scopre completamente solo chi osa farlo. Di sicuro hanno compreso che l'ingrediente indispensabile per far lievitare il sapere (e il saper essere) è la curiositas, diritto inviolabile di ogni docente e ogni discente per una scuola viva e vivente, sul modello di Barbiana, dove, come afferma Adele Corradi, insegnante volontaria a fianco del Priore, "era la vita che entrava nella scuola"; solo in questo modo siamo connessi con il reale e meno con il virtuale.