Emanuele Natalizio. <span>Foto Emanuele Natalizio</span>
Emanuele Natalizio. Foto Emanuele Natalizio
Attualità

Cucina italiana patrimonio UNESCO, chef Natalizio: «Orgoglioso di questo riconoscimento»

Il cuoco bitontino: «Finalmente si dà rispetto al mondo del cibo. È una vittoria per tutti noi»

La cucina italiana entra ufficialmente nella storia, diventando Patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO. Un riconoscimento atteso, meritato, che celebra non solo l'eccellenza enogastronomica del Paese, ma soprattutto la cultura del cibo come identità, tradizione e creatività.

A Bitonto la notizia è stata accolta con entusiasmo, in una città che ha reso l'olio extravergine d'oliva uno dei suoi simboli più antichi e profondi. Tra le voci più autorevoli in materia, c'è quella dello chef Emanuele Natalizio, figura di riferimento della ristorazione locale e ambasciatore instancabile dell'olio bitontino nel mondo.
Interpellato da BitontoViva sul riconoscimento UNESCO, Natalizio parla con emozione: «Questo premio – racconta – lo dobbiamo alle nostre nonne, alle nostre mamme e ai grandi maestri della cucina italiana. Sono loro ad aver custodito le ricette, tramandato la memoria e saputo interpretare la tradizione creando sempre nuovi piatti. È un riconoscimento unico al mondo, che distingue il vero Made in Italy e ci difende dalle tante frodi estere che spesso danneggiano il nostro mercato».

Per lo chef, il riconoscimento rappresenta anche un'opportunità straordinaria per il futuro: «Sarà un volano per il turismo enogastronomico – spiega – accanto al nostro patrimonio storico e culturale. Dobbiamo lavorare in sinergia, terra e mare insieme, rafforzando gli accordi di filiera e garantendo agli operatori un guadagno equo. Per farlo occorre abbandonare l'idea del prodotto estero a basso costo».
Un passaggio, questo, che tocca anche il nodo della ristorazione low cost: «Finché si pretenderà di mangiare con pochissimi euro – osserva Natalizio – si continuerà a utilizzare prodotti di importazione, spesso di scarsa qualità. Ma questa non è la strada per valorizzare l'identità italiana».

Poi lo chef guarda a Bitonto e ai suoi tesori: «Il prodotto da salvaguardare subito è il nostro olio. I nostri contadini affrontano otto mesi di lavoro durissimo e non possono ritrovarsi senza tutele o costretti ad affrontare problemi in pochi mesi di raccolta. Serve una vera filiera, una cooperativa, un modello efficace per dare il giusto valore al nostro olio».
Natalizio parla anche del suo impegno personale: «Ho avuto l'onore di portare in giro per il mondo il nostro olio bitontino e la nostra pasta lavorata in città. Per me è motivo di orgoglio. Continuerò a farlo con responsabilità e passione».

Lo sguardo, chiaramente, non può volgere solamente verso Bitonto, ma deve coinvolgere l'intera Puglia, che secondo lo chef ha potenzialità senza pari: «La nostra regione è la più avvantaggiata: una biodiversità infinita, dal mare alla terra. Abbiamo tutto. Questo riconoscimento deve aiutarci a rafforzare il turismo, ma per farlo dobbiamo migliorare accoglienza e ricettività, soprattutto nelle zone più esclusive, dove spesso siamo ancora indietro».

Poi il pensiero finale, quasi commosso: «Se devo dire come mi sento, lo faccio con orgoglio. Finalmente si dà rispetto al mondo del cibo, del lavoro artigianale, della manipolazione e del racconto del cibo. È una vittoria per tutti noi».
Con il riconoscimento UNESCO, l'Italia celebra la sua cucina. E Bitonto – con la sua tradizione olearia, i suoi prodotti, i suoi protagonisti – si scopre ancora più parte di questa meravigliosa storia.
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