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Bitonto omaggia il "suo" Francisco Cervelli, star del baseball americano
Ieri, 26 settembre, l'incontro a Palazzo Gentile con l'ex giocatore dei New York Yankees
Bitonto - venerdì 27 settembre 2024
7.02
«Sono nato in Venezuela e sono molto affezionato alla mia terra, ma non posso dimenticare che le mie origini partono da Bitonto». Comincia così il racconto di Francisco Cervelli, star del baseball mondiale con dodici stagioni all'attivo disputate nella Major League. Il campione italo-venezuelano, nato da padre bitontino e madre venezuelana, vanta una carriera di tutto rispetto. Comincia a giocare a baseball nel 2003, a soli 17 anni, con un contratto da free agent in una delle più blasonate squadre del mondo: i New York Yankees.
Nel settembre 2008, poi, arriva il debutto nel più importante campionato di baseball americano. Da quel momento, rimane in pianta stabile nella rosa degli Yankees per sette stagioni consecutive, prendendo parte a 250 match. Nel 2009 vince la World Series e si laurea campione degli Stati Uniti, recitando un ruolo da protagonista nella formazione bianco-nera che consegue la ventisettesima coppa continentale della sua prestigiosa storia. A seguire, le esperienze con i Pittsburgh Pirates, Atlanta Braves e Miami Marlins fino al ritiro dal baseball professionistico nel 2020.
In questi giorni Cervelli è tornato a Bitonto, terra d'origine di suo padre Emanuele. Ieri, 26 settembre, è stato accolto a Palazzo Gentile dal sindaco Francesco Paolo Ricci e dall'Amministrazione comunale, che hanno voluto celebrare il campione italo-venezuelano. «Un incontro per rendere omaggio a un atleta che ha portato con sé le radici della nostra terra sui più grandi campi di baseball del mondo. Francisco Cervelli, definito il "Messi del baseball", non è solo un talento sportivo, ma anche un esempio di dedizione e passione. Francisco è un grande ambasciatore dello sport e della bitontinità nel mondo», ha commentato il primo cittadino, che ha omaggiato il ricevitore classe 1986 con una targa ricordo e con prodotti tipici del territorio bitontino.
«La cosa più importante per la carriera di un giocatore professionista è l'impatto con la gente. Non giochiamo mai solamente per noi stessi, ma anche per la famiglia, per gli affetti e, soprattutto, per onorare la grande passione che portiamo dentro di noi - ha riferito Francisco Cervelli -. Penso che il baseball sia uno sport speciale. Se rinascessi in un'altra vita, senz'altro sceglierei di giocare nuovamente a baseball. È un'esperienza unica e irripetibile».
Nel settembre 2008, poi, arriva il debutto nel più importante campionato di baseball americano. Da quel momento, rimane in pianta stabile nella rosa degli Yankees per sette stagioni consecutive, prendendo parte a 250 match. Nel 2009 vince la World Series e si laurea campione degli Stati Uniti, recitando un ruolo da protagonista nella formazione bianco-nera che consegue la ventisettesima coppa continentale della sua prestigiosa storia. A seguire, le esperienze con i Pittsburgh Pirates, Atlanta Braves e Miami Marlins fino al ritiro dal baseball professionistico nel 2020.
In questi giorni Cervelli è tornato a Bitonto, terra d'origine di suo padre Emanuele. Ieri, 26 settembre, è stato accolto a Palazzo Gentile dal sindaco Francesco Paolo Ricci e dall'Amministrazione comunale, che hanno voluto celebrare il campione italo-venezuelano. «Un incontro per rendere omaggio a un atleta che ha portato con sé le radici della nostra terra sui più grandi campi di baseball del mondo. Francisco Cervelli, definito il "Messi del baseball", non è solo un talento sportivo, ma anche un esempio di dedizione e passione. Francisco è un grande ambasciatore dello sport e della bitontinità nel mondo», ha commentato il primo cittadino, che ha omaggiato il ricevitore classe 1986 con una targa ricordo e con prodotti tipici del territorio bitontino.
«La cosa più importante per la carriera di un giocatore professionista è l'impatto con la gente. Non giochiamo mai solamente per noi stessi, ma anche per la famiglia, per gli affetti e, soprattutto, per onorare la grande passione che portiamo dentro di noi - ha riferito Francisco Cervelli -. Penso che il baseball sia uno sport speciale. Se rinascessi in un'altra vita, senz'altro sceglierei di giocare nuovamente a baseball. È un'esperienza unica e irripetibile».