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Economia

"L'Italia ha bisogno di un piano olivicolo"

L'Abbate (Commissione Agricoltura) preoccupato per il calo produttivo

Nella campagna 2014/2015, il secondo produttore mondiale, a notevole distanza dalla Spagna, è stata la Tunisia con 340.000 tonnellate, seguita dalla Grecia e, in quarta posizione, dall'Italia. Per la campagna successiva (2015/2016), si stima la ripresa della produzione italiana che si riporta così al secondo posto, la stabilità della Grecia, che scende in terza posizione, e il calo della Tunisia che scivola al sesto posto dopo Siria e Turchia. È ciò che emerge dal report annuale elaborato dal Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria. A fornire uno scenario leggermente più roseo dell'olivicoltura italiana è il Centro Studi Confagricoltura che, rielaborando i dati forniti dall'ONU, vede il nostro paese al secondo posto tra gli esportatori di olio d'oliva dopo la Spagna e al primo per prezzo medio all'esportazione. Tuttavia, l'esportazione non è accompagnata da un aumento di produzione made in Italy bensì è sostenuta in misura notevole dall'importazione; ciò è accaduto sia nel 2014 sia nel 2016.

"Mentre la Spagna nonostante il medesimo attacco della mosca olearia subito dall'Italia ha mantenuto la propria posizione di vertice, la nostra olivicoltura è scivolata sino al quarto posto. Questo perché in 30 anni, gli iberici hanno realizzato cinque piani olivicoli mentre nel nostro paese stenta a prendere avvio il primo piano ottenuto grazie alla nostra risoluzione in Commissione Agricoltura alla Camera e atteso da tantissimi anni dal comparto – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L'Abbate (M5S) – Al contempo, in questi ultimi anni il prezzo medio iberico per l'esportazione è cresciuto maggiormente di quello italiano: altro segnale che denota come, con interventi mirati, gli spagnoli continuano a conquistare terreno nei nostri confronti mentre nel nostro paese regna l'ignavia da parte dei governi".

Confrontando il prezzo medio all'esportazione dell'ultimo triennio con quello del 2009, infatti, si evidenzia per l'Italia un incremento sensibilmente inferiore a quello dei diretti concorrenti (Spagna, Grecia, Tunisia), con l'esclusione del Portogallo. Lo scenario mondiale vede nel 2016 a 6,9 miliardi di dollari il valore degli scambi internazionali di olio d'oliva con una diminuzione di circa 400 milioni di dollari rispetto al 2015 ma con una crescita del 39,3% rispetto al 2009. Nel triennio 2014-2016, la quota media di mercato dell'Italia si è attestata intorno al 24% mentre quella della Spagna ha raggiunto il 47%.

"L'olivicoltura italiana continua a lasciare campo ai diretti concorrenti europei e del bacino mediterraneo – conclude L'Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Peraltro, oltre alla mosca olearia, la produzione pugliese è tuttora martoriata dalla Xylella fastidiosa. Urge, quindi, dare concretezza agli impegni assegnati dal Parlamento al Governo oramai due anni fa, nel maggio 2015. Non possiamo permetterci di perdere più tempo: così rischiamo di perdere ulteriori fette di mercato che significa reddito per i nostri olivicoltori e posti di lavoro in fumo".
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