A Bitonto 215 casi covid: negozi e parrucchieri chiusi alle 19

Abbaticchio: «Sono preoccupato per i deboli e per uno Stato che li dimentica»

sabato 14 novembre 2020 7.49
Bitonto sfonda quota 200 sul fronte contagi da coronavirus e si proietta in nuove restrizioni che riguardano essenzialmente esercizi commerciali e parrucchieri. Il dato aggiornato arrivato dalla Prefettura parla infatti di 197 casi nel centro urbano, 14 a Mariotto e 4 Palombaio, che porta il bilancio complessivo a 215. Per questo il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, ha deciso di emanare una nuova ordinanza sindacale, valida dal 16 novembre al 3 dicembre con cui chiude le attività di vendita al dettaglio e artigianali, insieme a parrucchieri, estetisti e centri benessere alle 19.
Chiusura anticipata delle attività di vendita al dettaglio, artigianali, parrucchieri ed estetisti, dunque, che però potranno organizzarsi con l'orario continuato. Nessuna nuova restrizione invece per bar, ristoranti, rosticcerie, supermercati e beni di prima necessità, farmacie e parafarmacie.
«Si tratta di una scelta in linea con quella del sindaco metropolitano, Decaro – ha detto Abbaticchio - che aveva suggerito questa scelta per tutte le città del territorio. È un ulteriore tentativo, dopo le limitazioni imposte al diritto alla socializzazione dei bambini, con la speranza che tutto questo sacrificio sia compensato da un nostro uguale senso di responsabilità verso chi è più a rischio. Inutile chiedermi di chiudere bar e ristoranti, peraltro già massacrati: non ne è ho il potere e la richiesta al sindaco non è la strada giusta. Se vedete qualcuno che viola le norme imposte, denunciate alle forze dell'ordine prima di scrivere sui social».

«Agenti e militari continuano a controllare e fare sanzioni – ha assicurato il primo cittadino - come successo proprio ieri a ragazzi che stazionavano e si passavano le bottiglie da cui bere da una bocca all'altra. A chi attende tamponi o trattamenti sanitari, a chi è malato di covid o si sente abbandonato da Servizio Sanitario Pubblico o dalle istituzioni, va il mio pensiero: vorrei abbracciarli tutti, lo faccio solo simbolicamente. L'unica cosa che possiamo fare in questa situazione, però, è cercare una mediazione fra le legittime necessità economiche delle famiglie e il dovere di limitare i contagi. Ma questo non è il momento delle polemiche, della divisione: questo è il momento della comunità, che non può lasciare indietro nessuno. Oggi io non sono preoccupato ovviamente per me o per chi è forte abbastanza da resistere agli attacchi del virus. Oggi sono preoccupato per i più deboli perchè loro sono quelli dimenticati dallo Stato: non si può continuare a vivere ritenendo i più deboli un prezzo trascurabile da pagare».