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Politica
Referendum, Bitonto dice sì in massa. Ma sulla cittadinanza consenso diviso
Affluenza al 30,90% in città, netta approvazione per i primi quattro quesiti. Più divisivo il quinto
Bitonto - martedì 10 giugno 2025
È una Bitonto moderatamente partecipativa, ma dalle idee molto chiare, quella che si è espressa alle urne in occasione del referendum dell'8 e 9 giugno 2025. Con un'affluenza del 30,91% (13.459 votanti su 43.545 aventi diritto), la città si è allineata alla tendenza nazionale, che ha visto una partecipazione piuttosto contenuta, ma con una larga prevalenza di "sì" su quasi tutti i quesiti proposti.
I risultati bitontini quesito per quesito:
Quesito 1 – Reintegro licenziamenti illegittimi: Sì 12.254 (92,82%) | No 948 (7,18%).
Quesito 2 – Licenziamenti e limiti indennità: Sì 12.026 (91,18%) | No 1.163 (8,82%).
Quesito 3 – Tutela contratti a termine: Sì 12.135 (92,10%) | No 1.041 (7,90%).
Quesito 4 – Responsabilità infortuni sul lavoro: Sì 11.817 (89,66%) | No 1.363 (10,34%).
Quesito 5 – Cittadinanza italiana: Sì 9.008 (68,36%) | No 4.170 (31,64%).
I dati parlano chiaro: i primi quattro quesiti hanno raccolto un consenso quasi plebiscitario, con percentuali superiori all'89%. Bitonto ha detto un "sì" convinto alle domande riguardanti il mondo del lavoro: dal reintegro per i licenziamenti illegittimi alle responsabilità per gli infortuni sul lavoro.
Decisamente più controverso il quinto quesito, relativo alla riduzione da 10 a 5 anni del periodo minimo di residenza legale continuativa richiesto per uno straniero che chiede la cittadinanza. Qui il "sì" si ferma al 68,36%, mentre il "no" tocca il 31,64%: un dato molto più alto rispetto agli altri. Segno che, su questo tema, la comunità bitontina si dimostra più prudente o divisa, probabilmente per ragioni culturali, ideologiche o legate a una percezione non omogenea del fenomeno migratorio e dell'integrazione. Resta comunque una maggioranza favorevole, ma meno netta, a conferma che il tema della cittadinanza continui ad essere, anche a livello locale, una delle questioni più delicate e dibattute.
A pesare, però, è ancora una volta il dato sull'astensione: oltre 30.000 bitontini hanno scelto di non recarsi alle urne, segnando una partecipazione ferma al 30,90%. Un numero - molto vicino a quello nazionale - che solleva interrogativi sulla disaffezione al voto, anche su temi potenzialmente trasversali e di interesse generale. Il diritto di esprimersi continua, oggi, a scontrarsi con un clima sempre più evidente di sfiducia, disinteresse o distanza dalla politica, soprattutto nei suoi strumenti di partecipazione diretta.
I risultati bitontini quesito per quesito:
Quesito 1 – Reintegro licenziamenti illegittimi: Sì 12.254 (92,82%) | No 948 (7,18%).
Quesito 2 – Licenziamenti e limiti indennità: Sì 12.026 (91,18%) | No 1.163 (8,82%).
Quesito 3 – Tutela contratti a termine: Sì 12.135 (92,10%) | No 1.041 (7,90%).
Quesito 4 – Responsabilità infortuni sul lavoro: Sì 11.817 (89,66%) | No 1.363 (10,34%).
Quesito 5 – Cittadinanza italiana: Sì 9.008 (68,36%) | No 4.170 (31,64%).
I dati parlano chiaro: i primi quattro quesiti hanno raccolto un consenso quasi plebiscitario, con percentuali superiori all'89%. Bitonto ha detto un "sì" convinto alle domande riguardanti il mondo del lavoro: dal reintegro per i licenziamenti illegittimi alle responsabilità per gli infortuni sul lavoro.
Decisamente più controverso il quinto quesito, relativo alla riduzione da 10 a 5 anni del periodo minimo di residenza legale continuativa richiesto per uno straniero che chiede la cittadinanza. Qui il "sì" si ferma al 68,36%, mentre il "no" tocca il 31,64%: un dato molto più alto rispetto agli altri. Segno che, su questo tema, la comunità bitontina si dimostra più prudente o divisa, probabilmente per ragioni culturali, ideologiche o legate a una percezione non omogenea del fenomeno migratorio e dell'integrazione. Resta comunque una maggioranza favorevole, ma meno netta, a conferma che il tema della cittadinanza continui ad essere, anche a livello locale, una delle questioni più delicate e dibattute.
A pesare, però, è ancora una volta il dato sull'astensione: oltre 30.000 bitontini hanno scelto di non recarsi alle urne, segnando una partecipazione ferma al 30,90%. Un numero - molto vicino a quello nazionale - che solleva interrogativi sulla disaffezione al voto, anche su temi potenzialmente trasversali e di interesse generale. Il diritto di esprimersi continua, oggi, a scontrarsi con un clima sempre più evidente di sfiducia, disinteresse o distanza dalla politica, soprattutto nei suoi strumenti di partecipazione diretta.