Profughi trattenuti in Libia, Natilla: «Accordo disumano e l'Italia è complice»

L'ex consigliere comunale inorridito dalle condizioni in cui vengono ammassate migliaia di persone

mercoledì 15 novembre 2017 9.45
«È indecente quello che un'Europa che si dice civile e l'Italia che si dice umana stanno commettendo nei confronti dei profughi trattenuti in Libia in veri campi di concentramento. Sono "lager" moderni, Hitler è tornato. L'Onu ha definito "disumana" la collaborazione Ue-Libia per tenere i migranti lontani dalla Sicilia».
Non usa mezzi termini Franco Natilla, ex consigliere comunale bitontino del Pd, recentemente passato i MDP e attualmente consigliere particolare del presidente del consiglio regionale Loizzo, che ha voluto commentare le condizioni inquietanti in cui migliaia di persone vengono trattenute dalle autorità libiche a fronte di un accordo con l'Unione Europea per fronteggiare l'afflusso di disperati sulle coste italiane.
«Collaborazione? - si domanda perplesso Natilla - un vero e proprio servizio di detenzione, tortura e violenza che le sedicenti autorità libiche mettono in atto a pagamento, ben compensate dalla grassa Europa. Migliaia di uomini detenuti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri rinchiusi dentro capannoni senza possibilità di accedere ai servizi più basilari . La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza della umanità. L'accordo con la Libia è disumano. Il governo italiano è complice di tutto ciò».
«Il tanto vituperato Massimo D'Alema – ha tenuto a sottolineare Natilla - da uomo di Stato qual è, aveva intuito mesi fa quello che stava accadendo, quando ha denunciato che l'accordo attuale è uguale a quello di Berlusconi con Gheddafi: "paghiamo la Libia per tenere prigionieri i migranti". Il neonazismo non può tornare, nemmeno travestito da "politica migratoria", che cinicamente e ciecamente tiene lontani dai nostri occhi persone bisognose di tutto. Ma le riprese della CNN hanno smascherato la truffa criminale e rivelato il dolore di gente maltrattata, violata, ridotta in una vera schiavitù. Io non ci sto a far finta di non vedere».