Mangini su astensionismo: «Ciascun consigliere si assuma un pezzo di responsabilità»
Il discorso in Consiglio comunale dell'ex vicesindaco e candidato alle Regionali deve portare ad una riflessione collettiva
venerdì 28 novembre 2025
Lo avevamo scritto da queste pagine e lo riscriviamo oggi, dopo ciò che è accaduto ieri in Consiglio comunale: l'astensionismo non è solo protesta, lo potrà essere in qualcuno. L'astensionismo è deriva della democrazia a vantaggio di pochi che gestiranno il potere.
Non è lontano da questo nostro pensiero quanto asserito all'interno della massima assise bitontina da Rocco "Rino" Mangini, ex vicesindaco e candidato alle Regionali per Decaro Presidente, il secondo più suffragato a Bitonto, che però non ce l'ha fatta ad entrare in Consiglio regionale.
«In Consiglio comunale ho condiviso alcune riflessioni sul dato dell'affluenza alle ultime elezioni regionali - ha spiegato anche attraverso i suoi canali social -. Ritengo che il dato sia drammatico, specie in prospettiva futura. Se non riusciremo a invertire il trend, rischiamo di tornare a forme di oligarchia post democratiche.
I cittadini - è un passaggio chiave di Mangini - si sentono lontani dalla politica e dalla cosa pubblica, i giovani sono disinteressati alla partecipazione democratica, il diritto di voto ha perso valore, e troppe volte è trattato come merce di scambio.
Ho invitato il Consiglio comunale e ciascun consigliere ad assumersi un pezzo di responsabilità. Iniziando da me stesso.
Dobbiamo riattivare processi di partecipazione democratica. Questo l'imperativo. Questa la sfida per i prossimi mesi. Io ci sono!», è stata la chiusura condivisibile.
L'invito di Mangini non deve cadere nel vuoto: eletti (se ve ne saranno dopo il riconteggio) e non eletti debbono fare quadrato e cercare di capire il profondo motivo per cui migliaia di elettori italiani e quindi anche bitontini non si recano più alle urne da tempo. Non si può continuare a festeggiare per vittorie con più della metà dell'elettorato che ha scelto di non scegliere o a leccarsi le ferite pensando però al proprio orticello. C'è bisogno di scavare e di capire ciò che sta succedendo, ciò che è il sentimento predominante in una popolazione che si sente tradita da ogni schieramento e lontanissima dai capibastone (quelli sempre attivissimi per prebende sotto ogni forma) che ormai regnano nella politica locale, regionale e nazionale. La democrazia surrogata, demandata, non è democrazia.
Non è lontano da questo nostro pensiero quanto asserito all'interno della massima assise bitontina da Rocco "Rino" Mangini, ex vicesindaco e candidato alle Regionali per Decaro Presidente, il secondo più suffragato a Bitonto, che però non ce l'ha fatta ad entrare in Consiglio regionale.
«In Consiglio comunale ho condiviso alcune riflessioni sul dato dell'affluenza alle ultime elezioni regionali - ha spiegato anche attraverso i suoi canali social -. Ritengo che il dato sia drammatico, specie in prospettiva futura. Se non riusciremo a invertire il trend, rischiamo di tornare a forme di oligarchia post democratiche.
I cittadini - è un passaggio chiave di Mangini - si sentono lontani dalla politica e dalla cosa pubblica, i giovani sono disinteressati alla partecipazione democratica, il diritto di voto ha perso valore, e troppe volte è trattato come merce di scambio.
Ho invitato il Consiglio comunale e ciascun consigliere ad assumersi un pezzo di responsabilità. Iniziando da me stesso.
Dobbiamo riattivare processi di partecipazione democratica. Questo l'imperativo. Questa la sfida per i prossimi mesi. Io ci sono!», è stata la chiusura condivisibile.
L'invito di Mangini non deve cadere nel vuoto: eletti (se ve ne saranno dopo il riconteggio) e non eletti debbono fare quadrato e cercare di capire il profondo motivo per cui migliaia di elettori italiani e quindi anche bitontini non si recano più alle urne da tempo. Non si può continuare a festeggiare per vittorie con più della metà dell'elettorato che ha scelto di non scegliere o a leccarsi le ferite pensando però al proprio orticello. C'è bisogno di scavare e di capire ciò che sta succedendo, ciò che è il sentimento predominante in una popolazione che si sente tradita da ogni schieramento e lontanissima dai capibastone (quelli sempre attivissimi per prebende sotto ogni forma) che ormai regnano nella politica locale, regionale e nazionale. La democrazia surrogata, demandata, non è democrazia.