La rete dei volontari prova a scagionare l'ANPI Bitonto: «Nessuno abbandonato»

Ma sulle tempistiche dell'intervento all'anziano rimasto isolato i dubbi rimangono

venerdì 27 marzo 2020 16.10
A cura di Vito Schiraldi
Un progetto comunale per aiutare chi non può uscire a fare la spesa durante la quarantena da coronavirus, una famiglia che prova a usufruirne, inizialmente senza successo e si sente abbandonata, un'associazione accusata di aver deliberatamente "scelto" di non fornire il suo supporto e una rete di volontari che prova a scagionarla, lasciando però troppi dubbi alle spalle. Sono gli ingredienti della polemica scattata a Bitonto dopo il racconto di Gaetano De Gennaro alle testate giornalistiche locali sulla vicenda capitata alla sua famiglia, contagiata dal virus influenzale e, a suo dire, abbandonata dalla Asl e, in parte, anche da chi si era proposto di essere di supporto alla comunità.

Stando a quanto riferito dall'uomo, dopo il contagio dell'anziana madre, la quarantena imposta al di lei coniuge gli ha praticamente impedito di procurarsi i beni essenziali alla sopravvivenza, vista l'impossibilità di uscire. Di qui la richiesta alla rete delle associazioni di volontariato che si erano messe a disposizione della comunità proprio per fare la spesa a chi era impossibilitato e il conseguente rinvio ricevuto dall'associazione che aveva risposto alla chiamata, l'ANPI Bitonto, peraltro la stessa che aveva proposto il progetto al Comune.
«Pur avendo dispositivi di protezione individuale – spiegano le associazioni in una nota in cui tentano di scagionare l'ANPI - nel momento in cui si interfacciano con famiglie di possibili contagiati e in regime di fiduciaria quarantena, sono tenuti ad interfacciarsi con i servizi dell'assessorato al Welfare per predisporre un servizio garantito per quanto riguarda la sicurezza di tutte le parti coinvolte. Pertanto, nella situazione specifica, si è ritenuto opportuno avvisare la famiglia che il servizio non poteva svolgersi in questi termini per la sicurezza della famiglia stessa e dei volontari. Tra l'altro, per amore della verità e della trasparenza e nel rispetto del protocollo di intesa si è fornita, altresì, una possibile soluzione agli utenti che hanno richiesto il servizio. Pertanto i volontari interpellati non hanno abbandonato nessuno, come scritto nei vari articoli, ma si sono premurati di avvisare la suddetta rete che si è attivata prontamente per aiutare l'anziano».

La giustificazione però, non regge: il servizio si rivolge infatti a tutti i soggetti "fragili rispetto al contagio", come riportato proprio nella nota, ma in realtà tutti i cittadini in generale sono potenzialmente portatori del virus e per questo motivo i presidi di sicurezza applicati con un soggetto – fragile o forte che sia - che non sembra presentare sintomi devono essere gli stessi utilizzati per un altro invece dichiaratamente infetto. E l'anziano signore in questione, peraltro, nemmeno lo era.
Questo pone almeno un paio di altri interrogativi: è certo che il progetto sia partito nel rispetto di tutte le norme del DPCM? Il personale utilizzato era debitamente attrezzato e formato? Da chi? E con quali certificazioni? Interrogativi che sono poi estensibili anche all'iniziativa di consegna a domicilio promossa dal Comune per molti esercizi commerciali della città, che trasportano alimenti freddi e caldi, ma per i quali non è chiaro che tipo di controlli siano stati fatti sulle modalità adottate dai singoli gestori in materia di certificazioni igienico/sanitarie.

La rete delle associazioni protagoniste di questa iniziativa, però, «si sente in dovere di sollevare ANPI da questo attacco mediatico falso ed inopportuno. Crediamo fortemente che non bisognerebbe ricorrere al massacro di nessun ente o associazione, i cui amministratori o volontari spontaneamente e con tanta buona volontà mettono a disposizione ciò che hanno per poter alleviare chi è in reale difficoltà. Nessuno, né privato né pubblico era preparato a questa crisi mondiale. Il bene va fatto bene, anche salvaguardando la salute e la vita dei volontari. Siamo volontari responsabili!».
«Alla fine il servizio è stato organizzato e gestito dalla rete – dice l'assessore al Welfare, Gaetano De Palma - Questo è quello che deve interessare prioritariamente all'opinione pubblica e cioè che nonostante le difficoltà, nessuno sarà lasciato solo. Le associazioni, con il necessario supporto dell'amministrazione comunale cercheranno di rispondere a tutti!». Aggiungendo poi anche che «nel caso in questione è stato necessario un momento di riflessione per gestire al meglio il servizio evitando ogni possibile complicazione».
Rispondere bene e rispondere a tutti, appunto. Ma, visto che nella loro meritoria opera di assistenza alle persone fragili i volontari certamente avranno incontrato molte altre persone inconsapevolmente a rischio contagio, se non addirittura ignare ma già contagiate, che senso ha «il momento di riflessione» che è stato necessario col povero anziano rimasto senza generi alimentari per così tanto tempo, nonostante fosse negativo e sensibile al contagio come tanti altri soggetti certamente già assistiti dall'iniziativa?