Estorsioni mafiose nei cantieri, il bitontino Sicolo rischia 20 anni di carcere

Le richieste per l’operazione "Do ut des" che vede coinvolti cinque imprenditori ritenuti vicini al clan Parisi. Altre 14 condanne richieste

venerdì 11 marzo 2022 14.38
La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ha chiesto 13 condanne a pene comprese tra i 20 anni e i 3 anni di reclusione, tre assoluzioni e due proscioglimenti per prescrizione dei reati nei confronti dei 18 imputati, ritenuti affiliati o contigui al clan Parisi di Bari, tra i quali 5 imprenditori, nel processo di primo grado "Do ut des".

Il processo riguarda decine di episodi di estorsione a numerosi cantieri edili, fatti - secondo l'accusa - imponendo guardianie e carichi di merci da fornitori amici. Le vicende contestate risalgono agli anni 2010-2015. I reati contestati, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto di armi, lesioni personali, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, furto, illecita concorrenza con minaccia e violenza, favoreggiamento.

Tra gli imputati c'è l'imprenditore pregiudicato Emanuele Sicolo, di recente arrestato nel blitz "Levante" sul presunto riciclaggio di denaro derivante da attività illecite di evasione fiscale e frode sulle forniture di carburante per 170 milioni di euro, che nei giorni scorsi ha portato alla esecuzione di 75 misure cautelari, tra cui anche avvocati e pubblici ufficiali, che rischia una condanna a 20 anni di reclusione.

Il pubblico ministero Fabio Buquicchio ha chiesto la condanna per il figlio cantante del capo clan Savinuccio, Tommy Parisi, che rischia una pena di 10 anni di reclusione per il reato di associazione mafiosa.

Nel processo sulle estorsioni mafiose, la Procura della Repubblica di Bari ha chiesto la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa per gli imprenditori Alessandro Sicolo, fratello di Emanuele (13 anni), Paolo Maiullari (10 anni), Pasquale Barile (7 anni) e Giuseppe Putignano (9 anni), accusati aver messo le rispettive imprese a disposizione del clan. Chiesta l'assoluzione per il quinto imprenditore coinvolto, Raffaele Parisi.

Nel procedimento sono costituiti parti civili Comune di Bari, Iacp, associazione Antiracket, Ance, Confindustria.

Le indagini della Squadra Mobile di Bari, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo, portarono nel marzo 2016 all'arresto di 30 imputati, tra il quali il boss Savino Parisi, già condannato in appello con rito abbreviato a 6 anni di reclusione. Si tornerà in aula il 19 maggio per le arringhe difensive.