VIDEO – Brutale aggressione al parente di un pregiudicato. Per la Polizia un messaggio mafioso

Arrestati all'alba i tre presunti responsabili: Domenico Liso, Damiano Caputo e Vito Tarullo, ritenuti vicini al clan Conte

mercoledì 25 ottobre 2017 11.48
Nelle prime ore di oggi, a Bitonto, la Polizia di Stato ha arrestato Domenico Liso, di 27 anni, Damiano Caputo, di 19 anni, e Vito Antonio Tarullo, di 33 anni, tutti gravati da precedenti penali e di polizia per vari reati e ritenuti vicini al clan Conte.

Tutti sono stati fermati in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di porto illegale di armi in luogo pubblico e lesioni personali aggravate, con l'aggravante di aver commesso i reati con l'utilizzo del metodo mafioso, a norma dell'art. 7 L.203/91.

«Dalle indagini svolte - spiegano dalla Questura in una nota stampa - in sinergia dai poliziotti della Squadra Mobile di Bari e del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Bitonto, coadiuvati da personale del Reparto Prevenzione Crimine "Puglia Settentrionale", è emerso che gli odierni arrestati, il 29 settembre scorso, avevano brutalmente aggredito e percosso, sotto la minaccia di due pistole, un uomo avulso da dinamiche criminali ma parente di altro pregiudicato, legato a gruppi criminali della zona, al solo fine di far arrivare a quest'ultimo un messaggio intimidatorio, attuando in tal modo una vera e propria vendetta trasversale, propria delle organizzazioni di stampo mafioso».

Agghiacciante il racconto della Polizia della missione punitiva. «A rafforzare lo spirito intimidatorio – si legge ancora nella nota stampa - il gesto di uno degli aggressori che, dopo aver bloccato la vittima e prima di percuoterla con particolare violenza, si scopriva il volto travisato facendosi riconoscere, forte dell'assoggettamento e dell'omertà che ciò avrebbe provocato nella persona offesa, dando poi luogo alle percosse e "consegnando" al contempo alla povera vittima il messaggio da dare al parente».

«Il tenore del messaggio e le modalità con cui lo stesso è stato "consegnato" alla vittima (attraverso un brutale pestaggio, a volto coperto, in un'area pubblica con ostentazione di violenza e disponibilità di armi), costituiscono - sempre secondo gli inquirenti - elementi tali da conferire all'intera vicenda la matrice di azione dimostrativa ed al contempo trasversale, tipica dei peggiori contesti mafiosi».

Le immediate indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bari, succedute all'allarmante episodio, hanno permesso di fare luce su quanto accaduto «attribuendo specifiche responsabilità agli autori del gesto – sono certi dalla Questura - indirizzato verso un uomo ignaro ed avulso dalle dinamiche criminali».

«Le investigazioni proseguono al fine di ben delineare il contesto in cui è maturata la decisione della spedizione armata ed evidenziarne - concludono - i motivi verosimilmente legati al controllo delle attività illecite nel territorio bitontino ove, da anni, si contendono il predominio due gruppi criminali».

I tre arrestati sono stati condotti nel carcere di Bari in attesa della decisione dei giudici.