Stop al prelievo domiciliare per una 90enne del DSS di Bitonto: «Costa troppo»

L'infermiere per le analisi del sangue dovrà pagarselo da sola. L'Ordine delle Professioni Infermieristiche esprime solidarietà

mercoledì 13 novembre 2019 9.21
È intervenuto anche l'Ordine delle Professioni Infermieristiche per sostenere la battaglia di una 90enne, paziente del Distretto Socio Sanitario 3 di Bitonto-Palo del Colle che da qualche giorno non può più usufruire del servizio di prelievo del sangue a domicilio da parte della Asl. Il motivo? Costava troppo. È questa, in estrema sintesi, la spiegazione fornita dalla direttrice del DSS3, Rossella Squicciarini, che ha spiegato come l'ADI, l'Assistenza Domiciliare Integrata, sia un servizio complesso offerto ai pazienti molto gravi, che ha un costo molto alto e che adesso, in ottica di revisione della spesa pubblica, non può più essere offerto se consiste "solo" nell'effettuazione del prelievo ematico, come previsto dalla normative regionali e nazionali.
Normative che, evidentemente, fino a questo momento sono state violate dalla Asl che invece il servizio lo offriva da anni.

D'ora in avanti, però, la 90enne - che necessita di prelievi ematici settimanali per la calibrazione della terapia - e tutti gli altri pazienti anziani del DSS3 che ne usufruivano dovranno farne a meno: se ne hanno necessità e non possono spostarsi devono pagarsi un infermiere privato. A pagamento, chiaramente.
Dura la posizione dell'OPI che ha espresso «massima solidarietà alla persona anziana, di ben novanta anni, che ha subito la sospensione, da parte del Direttore del DSS di Bitonto senza alcun preavviso, delle prestazioni domiciliari».
«È appena il caso di evidenziare – scrivono gli infermieri baresi - che, al contrario di quanto affermato dalla dirigenza distrettuale, il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) garantisce a tutte le persone non autosufficienti o in condizioni di fragilità, l'assistenza sanitaria a domicilio, attraverso l'erogazione delle prestazioni mediche, riabilitative, infermieristiche e di aiuto infermieristico necessario e appropriate in base alle specifiche condizioni di salute della persona (Art. 22 del DPCM 12 gennaio 2017).L'anziana signora e gli altri cittadini del precitato Distretto, ai quali è stato sospeso il servizio di assistenza domiciliare, poiché persone non autosufficienti, rientrano tra i "soggetti" aventi diritto, bisognevoli, anche occasionalmente, di prestazioni professionali di medici, infermieri o di terapisti della riabilitazione, anche ripetute nel tempo, per risposta a un bisogno sanitario di bassa complessità, come ad esempio i prelievi di sangue».

Appare evidente, la notevole differenza tra le prestazioni sanitarie che ricevono i cittadini pugliesi e quelle che ricevono il resto dei cittadini italiani - denuncia il presidente dell'OPI, Saverio Andreula - gli Infermieri pugliesi, da sempre pronti a garantire le giuste risposte ai propri concittadini, chiedono al pari di quanto accade nel resto del paese e coerentemente con il proprio mandato professionale e le competenze loro riconosciute dalla legge, di essere messi nelle condizioni di operare in un contesto organizzativo di tipo multidisciplinare, l'unico in grado di far fronte ai bisogni di salute e assistenza dei cittadini pugliesi. Ancora una volta - conclude Andreula - i vertici della sanità pugliese evidenziano una diffusa "incompetenza" sulle scelte di politica sanitaria nell'ambito delle cure domiciliari che lasciano i cittadini soli nel loro stato di bisogno».