Prezzo del grano duro, Gennaro Sicolo: «Occorre tutela della giusta redditività»

Il presidente regionale della Puglia per CIA Agricoltori Italiani: «Occorre reciprocità delle regole tra Paesi Ue e nazioni extraeuropee»

venerdì 26 settembre 2025
Da settembre 2022 ad oggi, il prezzo del grano duro riconosciuto ai cerealicoltori italiani è crollato del 44%, passando da 490 euro a 277 euro alla tonnellata, cifra - quest'ultima - relativa alle ultime quotazioni stabilite alle Borse Merci di Foggia e di Bari. Mentre il corrispettivo riconosciuto ai produttori è in continua discesa, i costi di produzione per seminare, coltivare e raccogliere grano duro sono aumentati in modo rilevante, fino a superare i 1.200 euro per ettaro. In tutto il 2022, l'Italia importò oltre 2,2 milioni di tonnellate di grano duro; nel primo semestre 2025, il nostro Paese ha già importato 1,47 milioni di tonnellate con un incremento del 9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il messaggio di Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale e presidente regionale della Puglia per CIA Agricoltori Italiani

«Ad oggi, sia a livello europeo sia nazionale, non ci sono ancora regole e politiche che tutelino veramente la giusta redditività del grano italiano in modo proporzionale al suo reale valore, ai costi di produzione crescenti e alla sue eccellenti proprietà nutraceutiche.

Unione Europea e Governo Italiano devono fare di più. Ed è quanto la nostra organizzazione sta chiedendo con forza dal 2023, con una diffusa campagna nazionale in favore del grano duro e della pasta 100% di grano italiano che ha raccolto quasi 100mila firme, l'adesione di circa 50 "comuni del grano di Puglia", vale a dire quasi 1.400.000 cittadini, e con la mobilitazione di migliaia di agricoltori in grandi manifestazioni di piazza che si sono tenute a Foggia, Bari e Roma.

La battaglia su Granaio Italia è stata condotta con grande determinazione, ora occorre continuare a lottare anche per ottenere dalle istituzioni politiche concrete utili a favorire l'aggregazione della domanda, la sinergia tra produttori, gli investimenti nella logistica e nelle strutture di conservazione e stoccaggio del grano, aiuti e sgravi su macchinari e investimenti per la ricerca che aumentino ulteriormente la qualità.

Per aumentare il potere contrattuale dei produttori, oggi schiacciati nel tritacarne degli interessi prevalenti di molini e pastifici, serve imporre la reciprocità delle regole tra Paesi Ue e nazioni extraeuropee, poiché in queste ultime è possibile produrre utilizzando prodotti chimici che in Italia e in tutta Europa sono vietati».

Il messaggio di Angelo Miano, presidente provinciale di CIA Capitanata
«Una situazione ancora più grave in provincia di Foggia, l'area in cui si produce la maggiore quantità di grano duro in Italia in cui si delinea un quadro per nulla positivo.

Negli ultimi anni, le superfici coltivate a grano duro nelle province di Foggia, BAT e area metropolitana di Bari si sono ridotte secondo una stima di circa 20mila ettari. La più colpita da questa marcia indietro è la Capitanata, che sconta anche la peggiore situazione dal punto di vista dell'approvvigionamento idrico irriguo, nonostante diverse dighe a disposizione, ma qui gli invasi sono vuoti e la stagione irrigua quest'anno non è mai partita, mentre le temperature continuano a rimanere costantemente al di sopra della media stagionale.

Occorre valutare misure drastiche, di forte impatto, perché i Paesi da cui l'Italia importa la maggiore quantità di grano duro – e tra questi ci sono Stati Uniti e Canada – non rinunciano a proteggere i loro mercati anche con dazi molto pesanti. L'Italia e la Ue non possono rimanere ferme».