Omicidio Tarantino: la Cassazione annulla la condanna al boss Conte

Annullate le sentenze a carico di Domenico Conte e Alessandro D’Elia. Confermate invece altre sei condanne

giovedì 3 febbraio 2022 11.07
La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna a 20 anni di reclusione per il boss di Bitonto, Domenico Conte, a capo dell'omonimo clan e ritenuto il mandante dell'agguato nel quale, all'alba del 30 dicembre 2017, fu uccisa per errore nel borgo antico l'anziana sarta bitontina Anna Rosa Tarantino.

È stata annullata con rinvio anche la condanna del pregiudicato Alessandro D'Elia, che secondo l'accusa aveva portato ai sicari il messaggio del boss Conte. I giudici hanno accolto il ricorso del collegio difensivo composto dagli avvocati Giulia Bongiorno, Pino Giulitto e Gaetano Sassanelli. È stata infine annullata con rinvio, ma solo ai fini della rideterminazione della pena, la condanna nei confronti di uno degli esecutori materiali del delitto, Rocco Papaleo, reo confesso e attualmente collaboratore di giustizia, condannato in appello a 13 anni e 8 mesi di reclusione.

La Suprema Corte ha confermato le altre sei condanne, respingendo i ricorsi e rendendo definitive le pene, nei confronti di altrettanti pregiudicati dei clan Conte e Cipriano di Bitonto imputati per i quattro agguati mafiosi di quel giorno, nell'ultimo dei quali morì la signora Tarantino, e per minacce ai famigliari di un "pentito" che doveva essere il vero bersaglio dei sicari. In particolare sono state confermate le condanne per Cosimo Liso, Francesco Colasuonno, Rocco Mena, Benito Ruggiero, Michele Rizzo e per l'altro esecutore materiale dell'omicidio della sarta, Michele Sabba, anch'egli collaboratore di giustizia.

Stando alle indagini di Polizia e Carabinieri, coordinate dai pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari Ettore Cardinali e Marco D'Agostino, all'origine dello scontro c'era la gestione delle piazze di spaccio. Quella mattina la signora Anna Rosa finì per errore sulla traiettoria di due dei 17 colpi di pistola esplosi nei vicoli del centro storico di Bitonto, vittima innocente della guerra in atto tra i due clan rivali della città.