Omicidio Tarantino, confermata in Appello la condanna a Conte

Il boss, a capo dell'omonimo clan, dovrà scontare 20 anni di reclusione, la stessa a carico del suo braccio destro D'Elia

giovedì 25 aprile 2024
A cura di Nicola Miccione
Confermate anche in secondo grado le due condanne inflitte per l'omicidio di Anna Rosa Tarantino, l'anziana sarta vittima innocente del fuoco incrociato dei clan Cipriano e Conte, in guerra per il controllo delle piazze di spaccio a Bitonto. Rideterminate, infine, altre due pene nei confronti di altrettanti imputati nel processo.

L'ha stabilito la Corte d'Assise d'Appello di Bari che ha condannato a 20 anni di reclusione Domenico Conte, ritenuto il mandante del delitto in cui, il 30 dicembre 2017, fu uccisa la donna, e alla medesima pena Alessandro D'Elia, che per l'accusa aveva portato ai sicari il messaggio del boss. I giudici hanno rideterminato le pene ai due esecutori del delitto, Rocco Papaleo e Michele Sabba, rei confessi e collaboratori di giustizia, riducendo le condanne da 13 anni e 8 mesi a 10 anni.

Stando alle indagini degli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo, coordinate dai pubblici ministeri antimafia Ettore Cardinali e Marco D'Agostino, all'origine del violento scontro fra i gruppi Cipriano e Conte c'era la gestione delle piazze di spaccio. Quella mattina l'anziana finì per errore sulla traiettoria di due dei 17 colpi di pistola esplosi nei vicoli del centro storico, vittima innocente della guerra in corso tra i gruppi rivali di Bitonto.

La mattinata di fuoco partì col primo agguato da parte di Cosimo Liso del clan Conte. Ci fu poi la risposta con due spedizioni punitive di Francesco Colasuonno, Benito Ruggiero e Rocco Mena del clan Cipriano. Poi la reazione col boss Domenico Conte che avrebbe dato l'ordine di uccidere, Alessandro D'Elia che avrebbe dato il messaggio e due uomini, Michele Sabba e Rocco Papaleo, che, inseguendo Giuseppe Casadibari (collaboratore di giustizia), uccisero l'anziana Tarantino.

Per quel delitto sono divenute definitive le condanne per Cosimo Liso (20 anni), Francesco Colasuonno e Rocco Mena (4 anni), Benito Ruggiero (4 anni e 6 mesi) e Michele Rizzo (2 anni). Per altri quattro imputati (Conte, D'Elia, Papaleo e Sabba) la Cassazione aveva annullato con rinvio le condanne, ma il nuovo processo d'appello ha confermato che fu Conte, quella mattina, a mandare l'ordine di sparare, facendo recapitare il messaggio ai killer tramite il suo braccio destro D'Elia.

I giudici, che hanno disposto una perizia sui tabulati telefonici e sulle telecamere dell'abitazione del boss, hanno confermato le condanne al risarcimento danni nei confronti delle parti civili, i familiari dell'anziana, il Comune di Bitonto e anche l'Antiracket. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.