La negligenza di singoli e istituzioni trasforma la disabilità in handicap

Il monito della ROAD nella giornata Internazionale delle persone con disabilità

lunedì 3 dicembre 2018 16.45
Oggi si celebra la "Giornata Internazionale delle persone con disabilità", ma per gli altri 364 giorni dell'anno cosa ne è del senso di ognuno a tendere la mano a chi è in difficoltà? È un periodo "particolare" per chi ha fatto del sostegno agli altri esseri umani la propria ragione di vita, indipendentemente da quale sia la criticità da combattere. Per la Rete delle Organizzazioni dell'Area della Disabilità, che ha il suo nucleo primario a Bitonto ma che si è rapidamente diramata anche dentro e fuori la provincia di Bari, questa ricorrenza è un'utile occasione «di stimolo per riflettere sulle condizioni di vita di milioni di persone e delle loro famiglie in tutto il mondo, si stima intorno all'8% della popolazione, oltre che per ribadire la necessità di un impegno comune e condiviso per garantire i fondamentali diritti umani ad una parte più fragile delle nostre comunità».

Una riflessione che, inevitabilmente, deve partire dai numeri. «I dati di settore – spiegano infatti dalla ROAD - rivelano che la disabilità è ancora oggi una condizione primaria di marginalità sociale, con gradienti che spesso conducono ad una reale esclusione dalla vita attiva, specie se vissuta in contesti sociali meno abbienti. Che la disabilità, tuttavia, sia una condizione che può toccare chiunque nel proprio percorso di vita, anche temporaneamente, non appare essere consapevolezza sufficiente per superare gli ostacoli. Nonostante l'Onu abbia approvato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità nel 2006 – ratificata dall'Italia nel 2009 - il diritto alla non discriminazione in tutti gli ambiti del vivere quotidiano - scuola, salute, lavoro, sport, tempo libero - l'accessibilità, le tecnologie assistive, l'autonomia e la vita indipendente, non sono ancora pienamente diritti esigibili per tutti, dappertutto».

A mancare, nonostante le tante iniziative in questo senso, è una vera cultura della disabilità e non deve sorprendere se, come fanno notare dalla ROAD, «le numerose barriere – non solo architettoniche – opposte nei più disparati contesti di vita quotidiana, essenzialmente culturali, o anche per semplice negligenza dei singoli, come anche i ritardi istituzionali, sono purtroppo ancora fattori determinanti in grado di trasformare la diversità in... HANDICAP!».
Circostanze che si acuiscono in presenza della «grave situazione di crisi economica e dei tagli alle risorse, duramente conquistate» che «rischiano di arrestare il percorso di progresso sociale, di attenzione verso il rispetto dei diritti delle persone con disabilità e di inclusione».

La strada da seguire, allora, non può che essere una: l'unione delle realtà del settore in una rete che salvaguardi la specificità di ogni attore coinvolto. In poche parole, l'impegno comune internazionale, nelle singole comunità, deve essere quello di «rendere "glocale" l'applicazione delle buone prassi, per garantire, in applicazione dei principi di inclusione condivisi, una vita migliore per tutti», come spiegano ancora dalla Rete delle Organizzazioni Area Disabilità, che, nonostante le difficoltà ogni volta più complesse, continua il suo impegno in difesa delle persone più fragili a rischio marginalità.