La mappa della criminalità: strage di ulivi monumentali a Bitonto

Gli ulivi di inestimabile valore sono tagliati per rivendersi la legna o rubati per abbellire le ville

martedì 31 luglio 2018 10.38
I predoni delle campagne fanno razzia di olive che come diamanti andrebbero sorvegliate di notte e scortate durante i trasferimenti nei frantoi.

I mandanti dei gruppi criminali sono italiani anche se spesso si avvalgono di manodopera straniera. Depredano gli oliveti del barese, della sesta provincia, del tarantino e del foggiano. In 2/3 minuti riescono a portare via oltre 30 chilogrammi di olive ad albero, battendo gli ulivi con mazze anche di ferro per far crollare il maggior numero di prodotto, danneggiando al contempo le piante.

Le squadre di malfattori trascinano le reti sotto gli olivi a mano a mano che i complici percuotono i rami, per raccogliere il maggiore numero possibile di olive in caduta. Oltre alla perdita di reddito per il furto di olive e al danneggiamento delle piante, gli agricoltori sono costretti ad impiegare più manodopera per recuperare dal terreno parte della refurtiva che i ladri, trascinando velocemente le reti di raccolta, non riescono a portare via.

Gli agricoltori, ormai per il terzo anno consecutivo, sono vittime di un fenomeno che si sta consolidando e aggravando nel tempo. I frantoi sono costretti ad avvisare la Questura prima di far partire i camion di olio extravergine alla volta delle varie destinazioni italiane per farli scortare fino all'imbocco dell'autostrada, eppure questa è la situazione nella sesta provincia e soprattutto ad Andria, culla dell'olivicoltura pugliese.

Il fenomeno che si ripete ogni anno mette a repentaglio l'incolumità stessa degli olivicoltori, costretti a fare ronde diurne e notturne. Le forze dell'ordine hanno un territorio assai vasto da presidiare, pertanto ampie zone non sono pattugliate. Stessa sorte subiscono mandorle, uva da tavola, uva da vino, perché i gruppi criminali seguono la stagionalità delle produzioni.

Strage di ulivi monumentali nelle campagne del barese a Santo Spirito, nell'area attorno all'aeroporto di Bari e nella zona tra Bitonto, Giovinazzo, Grumo e Palo. Ogni albero garantisce circa un quintale di olive e il paradosso vergognoso della vicenda è che gli ulivi di inestimabile valore sono tagliati per rivendersi la legna o rubati per abbellire le ville.