Giovinazzo, la nuova sponda della criminalità bitontina

Ieri la cattura del latitante Pasquale Pazienza. Sempre in città, a maggio, si nascondeva il boss Domenico Conte

mercoledì 8 agosto 2018
Alto rischio di criminalità bitontina per la città di Giovinazzo. Antonio Tafaro, vice dirigente della Squadra Mobile di Bari, durante la conferenza stampa tenutasi ieri presso la Questura di Bari, ha avvertito: vi è una «probabile sponda su Giovinazzo della criminalità bitontina per prestare rifugio ai latitanti».

Erano infatti nascosti in una masseria nelle campagne giovinazzesi, in località Casino della Principessa, i due pregiudicati pugliesi latitanti dallo scorso 20 aprile, quando sfuggirono alla cattura nell'ambito di una vasta operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro nei confronti dei presunti responsabili di un assalto al caveau dell'istituto di vigilanza Sicurtransport del 4 dicembre 2016.

Il 37enne Alessandro Morra di Cerignola, ritenuto uno degli organizzatori del colpo, e il 49enne Pasquale Pazienza di Bitonto, sono stati arrestati all'alba di ieri dopo l'irruzione di circa 70 agenti della Squadra Mobile di Bari con i colleghi di Foggia, Catanzaro, del Servizio Centrale Operativo e con il supporto dei Reparti Prevenzione Crimine e del Reparto Volo della Polizia di Stato.

Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, avviate dopo il colpo armato al caveau, hanno consentito in pochi mesi di identificare i presunti responsabili. Gli assalitori arrivarono in tute mimetiche e armati di kalashnikov riuscendo a portare via un bottino di circa 8 milioni di euro. Gli elementi raccolti dagli investigatori hanno portato ad aprile al fermo di 7 pregiudicati calabresi e pugliesi.

Alla cattura, però, sfuggirono due persone, Alessandro Morra e Pasquale Pazienza, «due pericolosi latitanti» come li ha definiti ieri Eugenio Masino del Servizio Centrale Operativo di Roma. Durante l'irruzione i due hanno anche tentato la fuga a piedi scavalcando il muro di recinzione della masseria, ma gli agenti avevano cinturato l'intera tenuta di circa un ettaro.

Al vaglio degli investigatori baresi c'è ora la posizione di una terza persona, presente nella masseria con i due latitanti, che aveva la disponibilità dell'abitazione. Le indagini hanno, inoltre, evidenziato l'esistenza di «accordi criminali - ha detto Masino - tra la malavita foggiana e la 'ndrangheta», oltre a una «probabile sponda su Giovinazzo della criminalità bitontina - ha spiegato il vice dirigente della Squadra Mobile di Bari, Antonio Tafaro - per prestare rifugio ai latitanti».

Sempre a Giovinazzo, infatti, in una villetta all'interno di un rinomato residence sul mare Adriatico, si nascondeva il boss di Bitonto Domenico Conte, ritenuto il mandante dell'agguato mafioso del dicembre scorso in cui fu uccisa per errore l'anziana Anna Rosa Tarantino.