Addio a don Vincenzo Pellicani: fu rettore del Seminario Diocesano di Bitonto

Ieri i funerali del parroco ruvese. La Diocesi: «Lascia segno indelebile di una fede genuina»

mercoledì 12 giugno 2019 10.32
È morto don Vincenzo Pellicani, amato parroco ruvese e per quasi un decennio Rettore del Seminario Vescovile di Bitonto.

Ad annunciarlo il Vescovo Mons. Domenico Cornacchia, l'intero Presbiterio diocesano e i famigliari.
In tanti gli hanno fatto visita per l'ultimo saluto nella camera ardente allestita ieri presso la cappellina della Casa di Riposo "M.M.Spada" di Ruvo di Puglia, per poi seguire le esequie celebrate nella parrocchia S.Domenico sempre della cittadina ruvese.

Era nato il 29 luglio 1926 e avrebbe celebrato il 70esimo anno di sacerdozio il 10 luglio prossimo, essendo stato ordinato presbitero il 10 luglio 1949. Cappellano di Sua Santità, ha ricoperto numerosi incarichi pastorali. Il primo dei quali proprio a Bitonto dove aveva svolto l'itinerario scolastico e ginnasiale presso il seminario Vescovile. Quello stesso Seminario Vescovile del quale, a partire dal 1950, gli viene conferita la responsabilità di Rettore. Fino al 1959 quando Mons. Aurelio Marena lo invia a Ruvo come viceparroco nella sua familiare parrocchia di San Domenico, sotto il parrocato del suo indimenticato padre e maestro don Ciccio Lorusso. Assistente di Azione Cattolica nelle diverse stagioni dell'associazione ruvese dagli anni '50 in poi, docente di Religione nelle scuole medie; il suo più intenso ministero è stato il lungo parrocato a San Giacomo, avviando poi la nuova sede parrocchiale presso il santuario della Madonna delle Grazie; poi a Santa Lucia e, negli ultimi anni, collaboratore a San Domenico e rettore alla Chiesa San Giacomo – Centro di adorazione eucaristica. Per molti anni ha accompagnato i ragazzi della Comunità CASA, recandosi settimanalmente per i colloqui.
«Un sacerdote buono, umile, discreto, di grande riservatezza e profondo equilibrio – ricordano dalla Diocesi - padre spirituale di più generazioni nelle quali ha lasciato il segno indelebile di una fede genuina, libera da filtri e sovrastrutture. La sua vita e il suo lungo e generoso ministero hanno segnato un pezzo di storia della città e della Diocesi».