Sigilli all'impero di Paolo Ficco. Avrebbe agevolato il clan Conte di Bitonto

I Carabinieri hanno eseguito a Terlizzi un decreto del Tribunale: sigilli a due ville, un garage, un terreno, due Rolex e contanti

martedì 8 novembre 2022 11.36
Due lussuose ville, un garage, un terreno, due orologi Rolex Datajust e 7.500 euro in contanti. Ad apporre i sigilli all'impero economico del terlizzese Paolo Ficco, ritenuto dagli inquirenti al vertice del clan Dello Russo, sono stati i Carabinieri che stamane hanno eseguito un decreto di prevenzione finalizzato alla confisca dei beni.

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I militari del Comando Provinciale di Bari, all'alba, hanno eseguito il provvedimento emesso dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale del capoluogo pugliese (presidente Giulia Romanazzi) su specifica richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica, a carico dell'uomo, indagato per aver promosso e diretto un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti operante su Terlizzi e zone limitrofe, con l'aggravante di aver agevolato il clan Conte operante nella vicina Bitonto.

Secondo l'impostazione accusatoria, l'associazione avrebbe «gestito in modo monopolistico la piazza di spaccio di Terlizzi» e per tali reati, Ficco, ritenuto al vertice del clan Dello Russo, è stato recentemente condannato in primo grado dal Tribunale di Bari a 20 anni di reclusione. Il valore del patrimonio sottratto alla disponibilità dell'iuomo e della sua famiglia è stimato in oltre 500mila euro ed è composto da due ville lussuose, un garage, un terreno, a Terlizzi, due orologi Rolex Datajust e la somma in contanti di 7.500 euro.

Sigilli all'impero di Paolo Ficco. Avrebbe agevolato il clan Conte di Bitonto
Sigilli all'impero di Paolo Ficco. Avrebbe agevolato il clan Conte di Bitonto
Sigilli all'impero di Paolo Ficco. Avrebbe agevolato il clan Conte di Bitonto

Il provvedimento del Tribunale del capoluogo pugliese ha accolto la proposta dell'Antimafia della Procura della Repubblica di Bari, formulata sulla base degli accertamenti patrimoniali effettuati dalla sezione specializzata del Nucleo Investigativo di Bari che ha ricostruito sia la carriera criminale dell'uomo, sia gli introiti dell'intero nucleo familiare, fornendo un corposo quadro indiziario in ordine all'illecita provenienza della sua ricchezza, accumulata negli ultimi 20 anni e che costituirebbe per gli inquirenti «il compendio del traffico di droga».

«L'importante risultato odierno, frutto della collaborazione tra magistratura e le componenti investigative - si legge in un comunicato stampa diffuso in mattinata dell'Arma - rappresenta un'ulteriore conferma che la criminalità organizzata locale va contrastata non solo attraverso un'assidua opera di prevenzione e di repressione, ma anche attraverso attente e scrupolose indagini di natura finanziaria e patrimoniale, due preziosi strumenti attraverso i quali vanno combattute le nuove, e più subdole, forme di manifestazione delle mafie locali».

Inoltre, durante gli accertamenti economico-patrimoniali, i militari hanno rilevato l'esistenza di una sproporzione tra il patrimonio a disposizione dell'uomo ed il possesso di beni che non trovavano attinenza con il reddito dichiarato. Per gli inquirenti la sua ricchezza, accumulata negli ultimi 20 anni, costituirebbe il risultato del traffico di droga.