Il Tiflis torna a scorrere: col maltempo riaffiora il volto nascosto di Bitonto
Col maltempo di ieri, 3 dicembre, è tornato a scorrere l'antico torrente
venerdì 5 dicembre 2025
7.11
La pioggia abbondante di ieri ha restituito alla città uno spettacolo antico e affascinante: il torrente Tiflis è tornato a scorrere, restituendo un aspetto particolarmente suggestivo alla città di Bitonto. Un ritorno che non passa inosservato e che, grazie anche alle foto scattate nelle ultime ore da numerosi cittadini, regala immagini di rara bellezza, dove natura e storia sembrano dialogare ancora una volta.
Il corso d'acqua, visibile soprattutto in occasione di eventi atmosferici straordinari, rappresenta uno di quei segni profondi che raccontano l'identità del territorio. Un "fiume nascosto", che torna a mostrarsi solo quando la natura decide di riprendersi il suo spazio, ricordando ai bitontini di essere parte integrante e significativa di una storia millenaria.
A ricostruire l'origine e il vero nome del torrente è il prof. Nicola Pice, che in un approfondito post social ha voluto chiarire la genesi dell'idronimo e il legame con la città antica: «Le piogge abbondanti hanno ridisegnato con straordinario flusso d'acqua il vecchio iter ad Baligium lungo le sinuose ed aspre anse del torrente Tifre. Tifre, un nome dialettale per indicare questo torrentizio corso d'acqua, che lambisce la città antica, posta in alto su un costone della lama».
Secondo Pice, proprio in questa relazione tra altezza e profondità si potrebbe rintracciare anche l'etimologia del nome di Bitonto: «Qui va probabilmente ricercata l'etimologia del nome della città nel gioco apofonico bat/but, una radice indoeuropea che vale "profondità", "altezza", mentre -ntum è un suffisso largamente attestato nell'area illirica».
Il professore e studioso locale chiarisce anche un equivoco ormai radicato nella memoria collettiva: «Spero che sia la volta buona per fare convinti tutti che il nome del torrente è Tifre e che si deve ad un errore di un giornalista del primo Novecento l'italianizzazione in Tiflis della forma dialettale classica».
Un errore che si è sedimentato nel linguaggio comune, ma che oggi torna al centro di una riflessione più ampia sul rapporto tra storia, territorio e identità. «Una storia da riscoprire, forse anche da riscrivere per certi aspetti – conclude Pice – comunque necessaria a recuperare la relazione tra centro antico e Lama Balice, quale base per riscoprire un paesaggio che ha in sé un carico di memorie, qualità distintive e un'arcana bellezza».
E proprio questo raccontano le immagini che accompagnano l'articolo: il torrente che scorre impetuoso con Bitonto sullo sfondo e un panorama che mescola forza e delicatezza. Un ritorno che non è solo "meteorologico", ma anche simbolico, capace di riaccendere l'attenzione su un patrimonio naturale e storico troppo spesso dimenticato.
Il corso d'acqua, visibile soprattutto in occasione di eventi atmosferici straordinari, rappresenta uno di quei segni profondi che raccontano l'identità del territorio. Un "fiume nascosto", che torna a mostrarsi solo quando la natura decide di riprendersi il suo spazio, ricordando ai bitontini di essere parte integrante e significativa di una storia millenaria.
A ricostruire l'origine e il vero nome del torrente è il prof. Nicola Pice, che in un approfondito post social ha voluto chiarire la genesi dell'idronimo e il legame con la città antica: «Le piogge abbondanti hanno ridisegnato con straordinario flusso d'acqua il vecchio iter ad Baligium lungo le sinuose ed aspre anse del torrente Tifre. Tifre, un nome dialettale per indicare questo torrentizio corso d'acqua, che lambisce la città antica, posta in alto su un costone della lama».
Secondo Pice, proprio in questa relazione tra altezza e profondità si potrebbe rintracciare anche l'etimologia del nome di Bitonto: «Qui va probabilmente ricercata l'etimologia del nome della città nel gioco apofonico bat/but, una radice indoeuropea che vale "profondità", "altezza", mentre -ntum è un suffisso largamente attestato nell'area illirica».
Il professore e studioso locale chiarisce anche un equivoco ormai radicato nella memoria collettiva: «Spero che sia la volta buona per fare convinti tutti che il nome del torrente è Tifre e che si deve ad un errore di un giornalista del primo Novecento l'italianizzazione in Tiflis della forma dialettale classica».
Un errore che si è sedimentato nel linguaggio comune, ma che oggi torna al centro di una riflessione più ampia sul rapporto tra storia, territorio e identità. «Una storia da riscoprire, forse anche da riscrivere per certi aspetti – conclude Pice – comunque necessaria a recuperare la relazione tra centro antico e Lama Balice, quale base per riscoprire un paesaggio che ha in sé un carico di memorie, qualità distintive e un'arcana bellezza».
E proprio questo raccontano le immagini che accompagnano l'articolo: il torrente che scorre impetuoso con Bitonto sullo sfondo e un panorama che mescola forza e delicatezza. Un ritorno che non è solo "meteorologico", ma anche simbolico, capace di riaccendere l'attenzione su un patrimonio naturale e storico troppo spesso dimenticato.