Funerali Lucia Chiapperini, don Francesco: «Uccisa per salvare marito dalle tenebre della falsità»
Questo pomeriggio le esequie a Mariotto della donna uccisa dal marito
venerdì 2 maggio 2025
17.00
Mariotto e Bitonto unite nel dolore grande per la perdita di Lucia Chiapperini, la 74enne assassinata con più di trenta fendenti da suo marito. I funerali si sono svolti in forma privata nella parrocchia dell'Addolorata nella piccola frazione, dove una comunità intera aveva reso omaggio a Lucia con una marcia silenziosa solo qualche giorno fa. Presenti alla funzione il sindaco Francesco Paolo Ricci e le più alte istituzioni civili e militari cittadine.
Quel dolore acuto dei familiari della donna e di tutti i bitontini è stato al centro dell'omelia di don Francesco Ardito, il parroco della Madonna Addolorata di Mariotto.
«Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto - ha esordito il sacerdote -. Quante volte ve lo siete chiesti anche voi: "Se non fossi andata a lavoro…", "Se fossi riuscita a rispondere al telefono…" "mamma sarebbe ancora qui". Quanta impotenza avete e abbiamo sperimentato di fronte a un gesto così cruento, di fronte ad una violenza cieca e incomprensibile. Non ha senso tormentarsi su cosa si sarebbe potuto fare e comunque ci avete provato. Lucia è stata uccisa nel tentativo di salvare Vincenzo dalle tenebre della falsità, del sospetto e dell'egoismo che offuscavano la sua mente e il suo cuore. Lei che ha speso tutta la sua vita per assistere prima la madre, poi il fratello e infine per lunghi anni il padre, è stata vittima della persona che voleva accudire e salvare - è stata la sottolineatura amarissima -. Questa violenza ha ferito anche voi figli - ha quindi detto rivolgendosi a loro -, che in un sol colpo siete stati privati delle vostre radici, ma ha colpito tutta la comunità perché la violenza genera paura, diffidenza, sospetto, sfiducia, isolamento e tutto questo distrugge il tessuto sociale ed ecclesiale».
«"So che risusciterà nell'ultimo giorno". Marta - ha quindi spiegato don Francesco - vive la sua speranza rimandando il tutto alla fine dei tempi. Pensa che adesso dobbiamo accontentarci del vuoto e del dolore. La sua prospettiva è la rassegnazione, l'accettazione passiva del dolore, la sconfitta. "Io sono la resurrezione e la vita".
E invece Gesù è lì, e qui! Perché non vuole darla vinta alla morte, perché vuole disinnescare quella dinamica portatrice di morte che questo tragico evento ha creato. La violenza non finisce nel momento in cui viene compiuta - ha evidenziato il prete -, ma si propaga lentamente e inesorabilmente. Gesù vuole arrestare questo processo per innescare un processo di vita e di risurrezione per voi figli in primis e per tutta la comunità. Che significa questo? Che se vogliamo onorare la memoria di Lucia dobbiamo anche noi disinnescare le piccole dinamiche di violenza e di morte che a volte creiamo e che solitamente tolleriamo, senza renderci conto di quanto possano essere pericolose. Mi riferisco a quelle dinamiche fondate su prospettive materialistiche, che fanno pensare che le cose siano più importanti delle persone, che fanno credere che si è felici solo se si ha di più; oppure dinamiche fondate su prospettive egoistiche che mettono sé stessi e i propri interessi al centro fino a ledere la dignità e la vita dell'altro».
Infine un passaggio fondamentale, che cala la Parola di Dio nella realtà quotidiana, il messaggio per i credenti si è fatto messaggio sociale: «Non basta solo denunciare le violenze - ha detto don Francesco Ardito -, perché quando si arriva alla denuncia è già tardi, si sono già create dinamiche perverse che come piovre hanno avvinghiato la vittima e la fanno soffrire. Dobbiamo costruire giorno per giorno dinamiche di ascolto, di rispetto, di promozione dell'altro, di sostegno nelle difficoltà, di fiducia e di responsabilità, perché solo così non rischieremo di trovarci di nuovo a piangere una nostra sorella o un nostro fratello vittima della violenza. Affidiamo alla luce di Cristo Risorto la nostra sorella Lucia e chiediamo a Lui di illuminare i nostri cuori, le nostre scelte e il nostro cammino», è stata la conclusione.
Straziante il saluto finale di parenti ed amici all'uscita del feretro.
L'auspicio, per chi crede, è che la fede e l'amore per Dio sostengano i parenti dell'ennesima vittima di violenza domestica, un altro nome da aggiungere ad una lista fin troppo lunga.
LE PAROLE DEL SINDACO
Così Francesco Paolo Ricci ha commentato un pomeriggio di grande tristezza: «Quello che abbiamo vissuto è un momento tristissimo, che segnerà per sempre la comunità di Mariotto. Ma non dobbiamo permettere che questo dolore si trasformi in stigma o pregiudizio.
Dobbiamo ripartire, con coraggio, senza rimanere indifferenti davanti a ogni forma di violenza. Ai primi segnali, dobbiamo avere la forza di parlarne, di chiedere aiuto, di tendere la mano e di afferrarla. Facciamoci comunità, davvero. Facciamo in modo che il sacrificio di Lucia non sia stato inutile. Questo deve essere il punto di partenza per tutti noi: facciamo prevalere il bene sul male, la concordia sulla discordia.
Come amministrazione comunale, continueremo a esserci, a rafforzare i servizi, a camminare accanto a ogni cittadino, perché nessuno si senta solo».
Quel dolore acuto dei familiari della donna e di tutti i bitontini è stato al centro dell'omelia di don Francesco Ardito, il parroco della Madonna Addolorata di Mariotto.
«Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto - ha esordito il sacerdote -. Quante volte ve lo siete chiesti anche voi: "Se non fossi andata a lavoro…", "Se fossi riuscita a rispondere al telefono…" "mamma sarebbe ancora qui". Quanta impotenza avete e abbiamo sperimentato di fronte a un gesto così cruento, di fronte ad una violenza cieca e incomprensibile. Non ha senso tormentarsi su cosa si sarebbe potuto fare e comunque ci avete provato. Lucia è stata uccisa nel tentativo di salvare Vincenzo dalle tenebre della falsità, del sospetto e dell'egoismo che offuscavano la sua mente e il suo cuore. Lei che ha speso tutta la sua vita per assistere prima la madre, poi il fratello e infine per lunghi anni il padre, è stata vittima della persona che voleva accudire e salvare - è stata la sottolineatura amarissima -. Questa violenza ha ferito anche voi figli - ha quindi detto rivolgendosi a loro -, che in un sol colpo siete stati privati delle vostre radici, ma ha colpito tutta la comunità perché la violenza genera paura, diffidenza, sospetto, sfiducia, isolamento e tutto questo distrugge il tessuto sociale ed ecclesiale».
«"So che risusciterà nell'ultimo giorno". Marta - ha quindi spiegato don Francesco - vive la sua speranza rimandando il tutto alla fine dei tempi. Pensa che adesso dobbiamo accontentarci del vuoto e del dolore. La sua prospettiva è la rassegnazione, l'accettazione passiva del dolore, la sconfitta. "Io sono la resurrezione e la vita".
E invece Gesù è lì, e qui! Perché non vuole darla vinta alla morte, perché vuole disinnescare quella dinamica portatrice di morte che questo tragico evento ha creato. La violenza non finisce nel momento in cui viene compiuta - ha evidenziato il prete -, ma si propaga lentamente e inesorabilmente. Gesù vuole arrestare questo processo per innescare un processo di vita e di risurrezione per voi figli in primis e per tutta la comunità. Che significa questo? Che se vogliamo onorare la memoria di Lucia dobbiamo anche noi disinnescare le piccole dinamiche di violenza e di morte che a volte creiamo e che solitamente tolleriamo, senza renderci conto di quanto possano essere pericolose. Mi riferisco a quelle dinamiche fondate su prospettive materialistiche, che fanno pensare che le cose siano più importanti delle persone, che fanno credere che si è felici solo se si ha di più; oppure dinamiche fondate su prospettive egoistiche che mettono sé stessi e i propri interessi al centro fino a ledere la dignità e la vita dell'altro».
Infine un passaggio fondamentale, che cala la Parola di Dio nella realtà quotidiana, il messaggio per i credenti si è fatto messaggio sociale: «Non basta solo denunciare le violenze - ha detto don Francesco Ardito -, perché quando si arriva alla denuncia è già tardi, si sono già create dinamiche perverse che come piovre hanno avvinghiato la vittima e la fanno soffrire. Dobbiamo costruire giorno per giorno dinamiche di ascolto, di rispetto, di promozione dell'altro, di sostegno nelle difficoltà, di fiducia e di responsabilità, perché solo così non rischieremo di trovarci di nuovo a piangere una nostra sorella o un nostro fratello vittima della violenza. Affidiamo alla luce di Cristo Risorto la nostra sorella Lucia e chiediamo a Lui di illuminare i nostri cuori, le nostre scelte e il nostro cammino», è stata la conclusione.
Straziante il saluto finale di parenti ed amici all'uscita del feretro.
L'auspicio, per chi crede, è che la fede e l'amore per Dio sostengano i parenti dell'ennesima vittima di violenza domestica, un altro nome da aggiungere ad una lista fin troppo lunga.
LE PAROLE DEL SINDACO
Così Francesco Paolo Ricci ha commentato un pomeriggio di grande tristezza: «Quello che abbiamo vissuto è un momento tristissimo, che segnerà per sempre la comunità di Mariotto. Ma non dobbiamo permettere che questo dolore si trasformi in stigma o pregiudizio.
Dobbiamo ripartire, con coraggio, senza rimanere indifferenti davanti a ogni forma di violenza. Ai primi segnali, dobbiamo avere la forza di parlarne, di chiedere aiuto, di tendere la mano e di afferrarla. Facciamoci comunità, davvero. Facciamo in modo che il sacrificio di Lucia non sia stato inutile. Questo deve essere il punto di partenza per tutti noi: facciamo prevalere il bene sul male, la concordia sulla discordia.
Come amministrazione comunale, continueremo a esserci, a rafforzare i servizi, a camminare accanto a ogni cittadino, perché nessuno si senta solo».