«A Bitonto il vuoto di potere potrebbe generare nuovi rischi»

Lo sostiene l'Antimafia: «Lo Stato ha posto un freno all'escalation di violenza, ma non ha escluso la probabilità di una ripresa delle ostilità»

lunedì 20 gennaio 2020 12.14
A cura di Nicola Miccione
«A Bitonto, le azioni repressive dello Stato, nel porre di certo un freno all'escalation di episodi di violenza fra i contrapposti clan Cipriano e Conte, non hanno del tutto escluso la probabilità di una ripresa delle ostilità fra i diversi clan, finalizzata a ridisegnare il quadro dei vertici, stante il vuoto di potere creatosi».

Lo sostiene la Direzione Investigativa Antimafia che nella relazione riferita al primo semestre del 2019 parla dei risultati ottenuti: «A Bitonto - è scritto a pagina 248 - il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari ha condannato a pene comprese tra i 20 e i 3 anni di reclusione, nove imputati ritenuti coinvolti nei quattro agguati, tutti aggravati dal metodo mafioso, consumati a Bitonto il 30 dicembre 2017 nell'ambito della faida tra i clan Conte e Cipriano».

Ed ancora: «Sempre il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bari - si legge ancora a pagina 248 della relazione presentata al Parlamento italiano - ha condannato, riconoscendo per tutti l'aggravante mafiosa, sette appartenenti ai contrapposti clan Conte e Di Cataldo di Bitonto, tutti resisi responsabili, tra luglio ed ottobre del 2015, di ben cinque azioni armate, frutto dello scontro per il controllo delle piazze di spaccio in tutta la città di Bitonto».

«Oltre ai clan Conte e Cipriano - spiega ancora l'Antimafia - a Bitonto è presente, sebbene indebolito, il gruppo Cassano-Di Cataldo (legato ai Diomede di Bari) ed il clan Modugno, nato da una frattura interna al clan Conte ed affiliato agli Strisciuglio». Alzando lo sguardo all'area metropolitana, si legge: «Lo scenario delle dinamiche criminali si caratterizza per le stesse rivalità fra gruppi contrapposti, talvolta anche in grado di convivere in nome di affari comuni».

«L'indagine "Pandora" - è scritto a pagina 247 - aveva fotografato il suddetto panorama delinquenziale, confermando l'estensione e il radicamento "a macchia di leopardo" dei sodalizi cittadini nel territorio provinciale. In tale contesto le realtà mafiose provinciali rappresentano una sorta di "satelliti" che, seppur dotati di una autonomia, orbitano attorno ai "pianeti" criminali cittadini (i Mercante-Diomede e i Capriati), essendone una loro diretta proiezione».

Anche a Bitonto, ad esempio, è presente il clan Capriati «attivo nel borgo antico di Bari che risulta ancor oggi dedito principalmente al traffico di stupefacenti, all'usura, alle estorsioni e alla gestione del gioco d'azzardo». Tuttavia «nel nord barese la presenza di gruppi riconducibili ai Capriati ed ai Mercante-Diomede - è scritto a pagina 247 - non esclude il radicamento in loco di altre strutture criminali, attive anche nella provincia di Barletta, Andria e Trani».

Sempre elevata, in terra di Bari, «l'incidenza dei reati contro il patrimonio, rapine e furti - si legge a pagina 250 -. Ricorre anche il fenomeno delle rapine ai furgoni portavalori, spesso accompagnati anche dal sequestro di persona in danno dei conducenti. Tali reati vengono portati a compimento con il ricorso a tecniche d'assalto paramilitari, che sono appannaggio di gruppi criminali operanti nelle zone di Cerignola, Andria e Bitonto, non di rado operanti in sinergia».

«Nel semestre in esame - conclude l'Antimafia - numerosi sono stati, inoltre, gli episodi di danneggiamento di autovetture e gli attentati incendiari in genere che, per la loro sistematicità ed efferatezza, si ritengono connessi a strategie estorsive tipiche della criminalità organizzata».